(Reuters Health) – L’Irlanda ha stilato un elenco di 24 farmaci il cui approvvigionamento sarebbe più a rischio qualora la Gran Bretagna non arrivasse a un accordo soft sulla Brexit.
Un rischio che, dopo il no del Parlamento britannico all’accordo con Bruxelles proposto dal premier Theresa May, appare sempre più concreto.
Il 60 – 70% dei quattromila medicinali del mercato irlandese, infatti, proviene o transita attraverso il Regno Unito. Nonostante questo, però, il Primo Ministro irlandese Leo Varadkar e il Ministro della Salute Simon Harris invitano a pazienti e farmacisti a non accumulare medicinali, un’azione che potrebbe danneggiare la catena di approvvigionamento dei farmaci.
L’Irlanda, infatti, avrebbe comunque un rifornimento di molte settimane della maggior parte dei medicinali anche nello scenario peggiore, ovvero l’uscita dalla Gran Bretagna il 29 marzo senza un accordo con l’Unione Europea.
Tra i farmaci più a rischio in una situazione del genere, quelli con particolari esigenze di conservazione e trasporto, breve durata di conservazione o che dipendono da un singolo fornitore, come le sacche per la nutrizione per via endovenosa e alcuni prodotti per la radioterapia.
E mentre i funzionari irlandesi stanno lavorando ai piani di emergenza, il Federal Institute for Drugs and Medical Devices (BfArM) tedesco rassicura i propri connazionali, assicurando che non correranno rischi di carenze di farmaci.
Più di 2.600 medicinali hanno qualche fase di produzione in Gran Bretagna e 45 milioni di pazienti sono riforniti da farmaci prodotti nel Regno Unito, mentre sono 37 milioni i cittadini del Regno Unito che acquistano farmaci di altra provenienza europea.
Il governo britannico ha chiesto alle aziende farmaceutiche del Regno Unito di accumulare riserve di medicinali per più di sei settimane, nell’eventualità di un’uscita senza accordo.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health Industry)