(Reuters Heatlh) – “L’accesso ai nuovi farmaci e i controlli sulla sicurezza delle terapie in commercio potrebbero essere compromessi se i politici sceglieranno una sede non idonea per lo staff”. Così Guido Rasi, direttore esecutivo dell’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema), ha commentato il risultato di un’indagine tra i dipendenti dell’ente, secondo la quale tra il 19 e il 94% del personale potrebbe lasciare l’ente a seguito del trasloco in una sede ritenuta non idonea. Tra le 19 location possibili, la cinquina delle preferite è rappresentata da Amsterdam, Barcellona, Vienna, Milano e Copenhagen. Ma i paesi di appartenenza di queste città hanno già sedi di altri enti europei. Dunque si valuta anche la possibilità di traslocare Ema in Stati che sono entrati nell’Unione Europea più di recente, in particolare Bulgaria, Croazia, Slovacchia o Romania. E sono proprio quest’ultime candidature a non riscuotere il gradimento di molti dipendenti, che sarebbero pronti a lasciare. Secondo Rasi, le conseguenze di un eventuale esodo di personale sia scientifico che amministrativo ricadrebbero soprattutto sui farmaci per le malattie rare e sugli antitumorali, che potrebbero essere particolarmente colpiti. “Le pipeline dell’oncologia sono molto promettenti, ma una prolungata interruzione del servizio potrebbe portare a un ritardo o all’impossibilità di approvare i nuovi farmaci”, ha spiegato Rasi.Ma il problema non è solo per le nuove terapie. Anche i controlli di sicurezza sui farmaci in commercio potrebbero risentire dell’interruzione del servizio, mettendo l’ente regolatore nell’impossibilità di reagire tempestivamente a problemi di effetti collaterali o di qualità. L’EMA, infatti, affronta, ogni anno, più di un milione di segnalazioni di reazioni avverse. Inoltre, fa controlli sulle aziende produttrici in tutto il mondo e negli ultimi anni ha sospeso centinaia di farmaci che non rientrano negli standard. Dal momento che gli stati membri delegano all’Ema l’attività regolatoria sui farmaci, secondo Rasi non c’è un piano B se l’Agenzia, dal 2019, sarà spostata in una città in cui è impossibile operare efficacemente a causa delle perdite di personale. E nella peggiore delle ipotesi, l’Agenzia semplicemente non sarà più in grado di funzionare e l’Europa sarà costretta a importare farmaci. Ipotesi che richiederebbe una legislazione ad hoc.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health Industry)