Dopo aver sborsato 62 miliardi di dollari per Shire, Takeda sta cercando di colmare parte del gap finanziario vendendo il suo vecchio quartier generale di Osaka, in Giappone, sostituito qualche giorno fa con un nuovo edificio di 24 piani situato a Tokyo, vicino alle consorelle Daiichi Sankyo e Astellas. La pharma nipponica ha in programma di raccogliere le richieste di acquisto entro ottobre e di vendere l’ex quartier generale e gli edifici circostanti entro la fine dell’anno. Il prezzo si aggirerebbe intorno ai 542 milioni di dollari. Il sito di Osaka è esattamente il luogo in cui Takeda è stata fondata oltre due secoli fa, e la compagnia non vuole abbandonarla del tutto. Secondo alcuni media asiatici Takeda prenderà in affitto gli edifici per continuare il lavoro.
La pharma giapponese ha finalizzato l’affare Shire a maggio, ottenendo un prestito ponte di 30,85 miliardi di dollari per finanziare la quota cash dell’accordo. Dopo l’annuncio, Moody’s ha declassato il rating di Takeda, sostenendo che, con la cifra spesa per Shire, il debito totale della casa farmaceutica giapponese aumenterà di sei volte, passando da 1 trilione a 6 trilioni di yen (54 miliardi di dollari). Il CEO di Takeda, Christophe Weber, ha voluto l’accordo come parte del piano dell’ambiziosa espansione mondiale di Takeda. La quota di vendite negli USA aumenterà da circa un terzo a circa la metà una volta che l’acquisto sarà concluso. Ma l’enorme carico di debiti, insieme alla notevole competizione esistente nell’area terapeutica dell’emofilia, in cui Shire è specializzata, ha reso nervosi alcuni investitori. Per dissipare queste preoccupazioni, Takeda ha lanciato un piano di risparmio dei costi che mira a risparmiare 1,4 miliardi di dollari in tre anni, tagliando fino al 7% della forza lavoro.