(Reuters Health) – Con la possibilità di avere fasi di sviluppo più brevi, con costi inferiori rispetto a qualche anno fa e di condurre sperimentazioni di maggior successo, le aziende farmaceutiche stanno investendo sempre più risorse nello sviluppo di nuovi trattamenti biotech in ambito veterinario.
Le biotecnologie, che producono terapie a partire da cellule viventi, hanno rivoluzionato l’industria farmaceutica più di 25 anni fa, con medicinali che arrivavano a costare centinaia di migliaia di dollari l’anno. Ma negli ultimi anni, il costo dei test genetici e della produzione di farmaci biotech è diminuito drasticamente, rendendo il biotech sostenibile anche per chi vuole curare un animale da compagnia, almeno secondo gli esperti del settore.
A fare la differenza sarebbe anche il fatto che le sperimentazioni cliniche su cani e gatti “non falliscono tanto spesso quanto quelle sull’uomo, anzi la maggior parte dei trial ha successo”, come sottolinea Cheryl London, professoressa di oncologia comparativa alla Cummings School of Veterinary Medicine della Tufts University in Massachusetts (USA).
I farmaci biotech veterinari entrano in un mercato da 44 miliardi di dollari, attualmente dominato da vaccini, repellenti per pulci e zecche e anti-infettivi.
Zoetis, azienda specializzata nel settore veterinario, ha lanciato, a fine 2016, un farmaco biotech contro il prurito del cane, Cytopoint. Il medicinale, nel 2018, ha generato vendite per 129 milioni di dollari e quelle del primo trimestre 2019 sono aumentate del 65% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un anticorpo prodotto da cellule di criceto geneticamente modificate; operazione non meno complessa della realizzazione di tante proteine usate per l’uomo, ma il costo per gli utenti è notevolmente inferiore.
Come per molti farmaci biotech a uso umano, la dose e il costo variano in base al peso. Per un cane da 18 kg si possono spendere 104 dollari per un’iniezione che ha effetto per 4-8 settimane, fino a 140 dollari se si tratta di un cane molto grande. Per l’uomo, invece, un trattamento simile contro la dermatite atopica grave può costare anche 30 mila dollari l’anno.
Cytopoint ha di fatto aperto la strada alla ricerca in questo campo, anche perché “le aziende hanno capito che i farmaci biotech possono avere successo come veterinari”, come dichiarato da London “Ora ci sono circa cinque-dieci aziende che sviluppano anticorpi per questo mercato”.
Anche tra i farmaci veterinari, comunque, lo sviluppo comporta rischi e incertezze. Il medicinale contro il linfoma canino di Artana Therapeutics, Blontress, è stato lanciato nel 2015, ma è stato poi ritirato dall’azienda che ha decretato che non avrebbe avuto il successo sperato.
Zoetis, invece, è in attesa dell’ok per un farmaco biotech nel trattamento del dolore osteoartritico del gatto, con piani di lancio sul mercato nel 2021 e un prodotto simile per i cani da sviluppare in seguito.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health industry)