12 miliardi di euro, solo in termini di costi indiretti dovuti a prepensionamenti e assenze dal lavoro. È questo il conto che il diabete presenta al sistema sanitario ed economico italiano. Una patologia in continua crescita, che colpisce 4 milioni di connazionali ai quali si aggiunge un altro milione di malati inconsapevoli di esserlo. Un’epidemi’ per contrastare la quale, avvertono i diabetologi in occasione della Giornata mondiale sul diabete che si è celebrata il 14 novembre, l’unica arma è la Ricerca, per la quale i fondi sono pero’ ancora “troppo pochi”. Il diabete, ha affermato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, “è una malattia da gestire ma anche da sconfiggere. Per questo, abbiamo inserito il diabete nei nuovi livelli essenziali di assistenza e sarà una delle malattie che vanno fuori dai ticket”. Ma importanti, ha sottolineato, sono anche gli stili di vita: “Trenta minuti di esercizio fisico al giorno con una adeguata alimentazione aiutano a prevenire il diabete di tipo 2 e possono alleviare diverse complicanze del diabete di tipo 1”.
La ricerca in Italia
“È ora di risvegliarsi da un sonno che è durato troppo a lungo e che non solo ha ridotto la potenzialità dei ricercatori che operano in Italia, ma ha contribuito a declassare la malattia ad una sorta di fastidio molto diffuso ma senza particolari conseguenze per la salute. Purtroppo – afferma Giorgio Sesti, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid) – non è così e nasconderlo impedisce il sostegno alla ricerca e l’accesso alle cure migliori, le uniche che possono garantire una riduzione di morti, infarti, ictus, amputazioni”. Eppure, la Ricerca italiana sul diabete è di qualità elevata, collocandosi al terzo posto nella graduatoria mondiale quando agenzie specializzate la valutano sulla base dei lavori pubblicati dalle riviste internazionali e diventa prima se il risultato è aggiustato per gli scarsi finanziamenti ricevuti. Un’altra criticità è rappresentata dai differenti modelli gestionali della patologia nelle Regioni del nostro Paese. Dagli esperti, dunque, giunge anche un richiamo ad una maggiore uniformità di trattamenti e gestione sul territorio. Prima ‘mossa’, però, è quella di far uscire questa malattia dal silenzio, affermano i diabetologi.