L’aumento delle temperature e gli eventi meteorologici estremi stanno determinando un aumento dei ricoveri e dei decessi ogni anno, con la diffusione di malattie trasmesse da acqua, vettori e cibi e con patologie come asma e obesità, aggravate dall’inquinamento atmosferico e dal caldo. In tutto questo, l’industria farmaceutica è uno dei settori che più contribuisce alla crisi climatica; i dati della Sustainable Markets Inititative Health Systems Task Force – un partenariato pubblico/privato lanciato alla COP26 -evidenziano che l’impronta climatica del settore sanitario è pari al 5% delle emissioni globali nette.
Nel novembre del 2022 alcune grandi aziende farmaceutiche e istituzioni sanitarie pubbliche hanno annunciato un’azione congiunta per ridurre le emissioni e arrivare a sistemi a impatto zero, proprio sotto l’egida della Sustainable Markets Initiative Health Systems Task Force.
L’approccio si concentra su tre aree: prodotti e catene di approvvigionamento, per ridurre l’impatto del 50%, assistenza ai pazienti, comprese strutture ed emissioni dirette dei pazienti, che peserà per il 45% dei tagli, e il settore R&S, che rappresenterà il 5% dello sforzo.
Le emissioni della catena di approvvigionamento si verificano principalmente a livello di processi in fase iniziale, come l’estrazione e la lavorazione delle materie prime, ma riguardano anche la lavorazione dei materiali, la sintesi dei farmaci e il loro confezionamento, fino alla distribuzione. In questa fase del processo, secondo gli esperti è necessario che i fornitori collaborino per decarbonizzare l’intera catena di approvvigionamento.
E l’obiettivo della task force è di azzerare le emissioni entro il 2045. Gli standard da raggiungere sono il passaggio all’80-100% di energia rinnovabile entro il 2030 e individuare soluzioni di corridoi di trasporto verde da Paesi come Cina ed India, oltre a passare a flotte di automobili a emissioni zero entro il 2030.
Le attività di assistenza ai pazienti che generano elevate emissioni sono rappresentate invece dagli interventi chirurgici, dai rifiuti e dai trasporti.
Anche in questo caso è richiesto uno sforzo di collaborazione tra diverse parti per decarbonizzare l’assistenza. Sono coinvolti nel processo anche gli enti regolatori, che devono adottare criteri green di etichettatura, i responsabili politici, che devono promuovere stili di vita sani, mentre le aziende biotech e farmaceutiche devono riprogettare le offerte in linea con le migliori pratiche ambientali.
Infine, per la R&S, l’impegno è quello di sfruttare la telemedicina per decarbonizzare gli studi clinici, con l’obiettivo di raggiungere la riduzione delle emissioni nel 2030.