I diversi tassi di ricovero per COVID-19 tra Regno Unito e il resto d’Europa suggerirebbero che il vaccino di AstraZeneca contro il Coronavirus sia in grado di fornire una protezione più duratura tra gli anziani rispetto ai vaccini a mRNA, come quelli di Pfizer/BioNTech e Moderna. Parola di Pascal Soriot, CEO dell’azienda anglo-svedese, che tuttavia chiarisce che non ci sono dati a sostegno di questa sua ipotesi.
Parlando con la BBC, Soriot ha affermato che l’elevata immunità da cellule T del vaccino di AstraZeneca può durare più a lungo della protezione da anticorpi offerta dai vaccini a mRNA. “Tutti sono concentrati sugli anticorpi, ma è importante anche la risposta dei linfociti T, che si svegliano e vanno in soccorso dell’organismo quando il virus attacca, ma ci vuole più tempo”, ha sottolineato il manager.
Per avvalorare la sua ipotesi, Soriot prende a riferimento l’esempio del Regno Unito, dove la diffusione del vaccino di AstraZeneca è stata elevata tra gli anziani nei primi mesi del lancio e dove il tasso di ricoveri è rimasto basso, mentre il tasso di infezioni continua a rimanere alto. Un effetto che non è altrettanto evidente nel resto d’Europa, perché gran parte del continente ha evitato il vaccino AstraZeneca dopo che la Germania ha raccomandato, a gennaio scorso, di non somministrarlo alle persone dai 65 anni in su per una presunta minore efficacia.
Il rapporto tra Europa e vaccino AstraZeneca, comunque, è stato critico dall’inizio, con le preoccupazioni sugli effetti avversi per i coaguli di sangue che hanno portato molti Paesi a sospendere l’uso del prodotto tra i più giovani, e i ritardi di produzione, con una causa legale intentata dall’UE e il conseguente rifiuto di rinnovare un accordo di fornitura con AstraZeneca, in conseguenza del quale sono stati acquistati quasi due miliardi di dosi di vaccini Pfizer/BioNTech.