(Reuters) – Il vaccino contro il COVID-19 messo a punto da Pfizer e BioNTech sarebbe in grado di fornire protezione contro la mutazione inglese, la cosiddetta N501Y, situata su una porzione di materiale genetico che il virus utilizza per entrare e infettare le cellule e individuata nelle nuove varianti altamente trasmissibili.
E’ quanto emerge da uno studio condotto da Pfizer in collaborazione con scienziati della University of Texas Medical Branch.
Lo studio – che non è stato ancora sottoposto a peer-review – indica anche che il vaccino potrebbe proteggere da un’altra variante a elevata trasmissibilità isolata in Sud Africa.
Tutti i vaccini, già approvati o in fase di sviluppo, usano la porzione esterna del virus, nota come proteina spike, per ‘insegnare’ all’organismo a riconoscere il virus e produrre anticorpi che neutralizzano il virus. Alcuni scienziati hanno espresso preoccupazione per il fatto che la mutazione N501Y, collegata a una maggiore trasmissibilità, possa sfuggire agli anticorpi neutralizzanti prodotti in risposta al vaccino. Ma i primi risultati dei test su alcune delle principali varianti non confortano questa ipotesi.
Lo studio di Pfizer è stato condotto su sangue prelevato da persone cui era stato somministrato il vaccino. I risultati della ricerca sono comunque limitati perché non esaminano l’intera serie di mutazioni trovate, ma il vaccino sarebbe efficace contro la mutazione N501Y, così come contro altre 15 mutazioni che l’azienda americana ha testato in precedenza.
Tuttavia, lo studio non ha ancora affrontato la mutazione E484K, la variante sudafricana.
Anche se i risultati sono ancora incompleti “ci sono molte evidenze che indicano che i vaccini a mRNA esistenti coprono contro le nuove varianti. Questa è una buona notizia” commenta Andreas Bergthaler, del Research Center for Molecular Medicine dell’Austrian Academy of Sciences, di Vienna.
Inoltre, nei vaccini che utilizzano la tecnologia basata su RNA messaggero – come quelli di Pfizer/BioNtech e Moderna – gli scienziati sottolineano che eventuali cambiamenti possono essere implementati nel giro di sei settimane per affrontare nuove mutazioni, se necessario.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana Daily Health Industry)