A sette mesi dall’inizio della pandemia, l’industria biofarmaceutica continua a intensificare il lavoro di ricerca e di sperimentazione di terapie che potrebbero abbassare i tassi di mortalità o diminuire la gravità del COVID-19.
Negli ultimi mesi i risultati di rigorosi test clinici su farmaci già esistenti, utilizzati per ottenere risultati rapidi, sono stati contrastanti, mentre la pipeline che riguarda nuovi trattamenti è promettente. Si stanno inoltre compiendo notevoli sforzi nella pianificazione per aumentare e condividere la capacità di produzione qualora le nuove cure si dimostrassero sicure ed efficaci.
Sono questi gli obiettivi dell’IFPMA – International Federation of Pharmaceutical Manifactures & Association.
Le aziende associate all’IFPMA si stanno impegnando per garantire trasparenza nel riportare i risultati degli studi clinici, siano essi buoni o cattivi, nella ferma convinzione che sia necessario informare il pubblico di tutto ciò che riguarda i candidati attualmente in fase di sviluppo.
L’innovativa industria biofarmaceutica ritiene infatti che garantire il giusto livello di coinvolgimento della comunità durante la fase di valutazione e di approvazione dei vaccini sarà fondamentale per ottenere la fiducia delle persone nei confronti dei vaccini contro COVID-19 e contribuire così a porre fine alla pandemia da Coronavirus.
Oltre ai vaccini – che potrebbero porre fine alla pandemia – c’è comunque un urgente bisogno di innovazione terapeutica che possa offrire benefici clinici immediati ai pazienti affetti da COVID-19.
Sono più di 300 i trattamenti contro COVID-19 in fase di ricerca o di sperimentazione clinica in tutto il mondo.
22 grandi aziende appartenenti a IFPMA sono coinvolte nella ricerca e nello sviluppo di terapie e stanno pianificando o conducendo 81 studi clinici per valutare l’efficacia dei trattamenti contro il virus.
I principali farmaci contro COVID-19 attualmente in valutazione sono gli antivirali, gli anticorpi contenuti nel plasma dei convalescenti e gli antinfiammatori. Ciò è incoraggiante poiché la risposta clinica per aiutare i pazienti con COVID-19 richiede più opzioni di trattamento.
I farmaci già in uso
Per alcuni dei farmaci riproposti in questi mesi nei regimi terapeutici, le speranze sono state deluse. Rigorosi studi clinici hanno infatti dimostrato che l’idrossiclorochina per i pazienti con COVID-19 lieve non funziona, così come Tocilizumab ha dimostrato di non portare miglioramenti importanti nei pazienti adulti con polmonite grave associata a COVID-19. Di contro, il desametasone si è dimostrato efficace nei pazienti COVID-19 gravemente malati. I ricercatori stanno ora aspettando i risultati dei trattamenti riproposti usati in combinazione tra loro.
In altri casi, invece, le aspettative sono state soddisfatte: remdesivir è passato in pochi mesi da farmaco sperimentale a terapia in grado di ridurre i tempi di recupero dei pazienti ospedalizzati.
Altri nuovi trattamenti potranno aiutare i pazienti con un sistema immunitario indebolito. Si stanno quindi compiendo progressi, ma a un ritmo più lento di quanto si potesse sperare.
Se un trattamento dovesse rivelarsi sicuro o efficace nel prossimo futuro, le aziende biofarmaceutiche saranno disponibili a dividere tra loro la capacità di produzione, al fine di soddisfare la potenziale enorme domanda.
“Stiamo assistendo a una collaborazione straordinaria tra l’industria biofarmaceutica, il mondo accademico e le biotech per accelerare la ricerca e lo sviluppo di nuovi trattamenti e vaccini”, osserva David A. Ricks, presidente e CEO di Eli Lilly and Company e presidente dell’IFPMA. “Lavorando insieme, abbiamo compiuto progressi significativi nella ricerca di nuove cure per contenere e porre fine alla pandemia di COVID-19. E per essere sicuri che nessuno venga lasciato indietro di fronte a questa malattia devastante, il nostro settore resta impegnato a garantire che i futuri rimedi siano disponibili e alla portata di tutti i pazienti che ne avranno bisogno”.
“Siamo ancora nella curva di apprendimento – aggiunge Thomas Cueni, direttore generale dell’IFPMA – Tuttavia, siamo sulla buona strada con un obiettivo chiaro e con la volontà di riuscire a trovare soluzioni efficaci mettendo insieme le nostre capacità di ricerca e sviluppo a vantaggio dei pazienti. Quello che abbiamo imparato finora è che difficilmente ci sarà una bacchetta magica valida per tutti contro COVID-19, ma questa non è una scusa buona per affrettare troppo l’approvazione di nuovi trattamenti o vaccini”.