La sinergia tra industria e Sistema sanitario può creare un nuovo modello di governance basata sul valore e non solo sul costo di una prestazione sanitaria: le nuove tecnologie, infatti, impongono un cambiamento nel definire gli esiti clinici.
A questo argomento il XIX Convegno Nazionale AIIC (Associazione italiana ingegneri clinici), a Catanzaro fino al 18 maggio, ha dedicato una partecipata sessione.
Un invito ad uscire dalla logica di dare valore solo a ciò che costa meno è arrivato nell’intervento di Giovanni Poggialini, presidente del Comitato scientifico del convegno AIIC. “Dobbiamo cambiare paradigma”, ha detto Poggialini, “ passare da un sistema costo-centrico a uno valore-centrico. Dobbiamo parlare sempre più di valore e meno di costi, più di outcome e meno di output”.
In altre parole, se si rompe un ecografo “non devo solo pensare a ripararlo”, ha sottolineato l’ingegnere clinico, “ma a come garantire l’outcome, cioè a dare al medico lo strumento migliore per fare una diagnosi corretta. Questo è aiutare la salute creando valore”.
Un cambiamento di prospettiva che richiede, anche all’ingegnere clinico, di contestualizzare il suo ruolo nella realtà ospedaliera, conoscendo meglio i processi decisionali.
Sulla necessità di una visione d’insieme ha riflettuto anche Federico Spandonaro, presidente del Consorzio CREA Sanità – Università Tor Vergata di Roma.
Nel suo intervento, Spandonaro ha ricordato che la prima cosa di cui avere coscienza è che la governance è un insieme di regole con una serie di obiettivi, di cui i costi sono solo una parte nella lunga filiera lunga che spesso ha nelle Regioni un collo di bottiglia nell’erogazione di un servizio come, ad esempio, l‘accesso ai farmaci.
Contro la logica del valore considerato solo come riduzione dei costi, Spandonaro ha osservato che, “nel mondo del farmaco, abbassare il prezzo può essere un metodo, ma crea disuguaglianza. Molise e Basilicata non possono garantire acquisti di farmaci o dispositivi comparabili alla Lombardia. Efficienza ed equità devono essere sempre contestualizzate”.
L’economista ha inoltre ricordato che è necessario fare un passo avanti sul concetto di sostenibilità del sistema sanitario considerando la spesa sanitaria un investimento e non un costo. “L’economia che mette insieme costi ed esiti”, ha concluso Spandonaro, “deve tener conto che ci sono tecnologie che riducono i giorni di ricovero all’ospedale, quindi il rischio di infezioni e fanno rientrare prima al lavoro. Questo è un valore che però non è valutato”.
La voce delle aziende
Le aziende di dispositivi medici intervenute al workshop hanno ribadito la disponibilità a lavorare accanto al Sistema sanitario per migliori esiti clinici, posizione già espressa anche all’apertura del convegno AIIC da Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria dispositivi medici.
“Abbiamo tanti dati, ma non li usiamo”, ha osservato Laura Gillio Meina di Boston Scientific, “Ssn e aziende dovrebbero lavorare in sinergia perché potrebbero aprire nuovi processi decisionali e soluzioni”. Questo significa che, nel valutare il costo di un defibrillatore che monitora il livello di scompenso cardiaco, andrebbe considerato anche la capacità del sistema di evitare i ricoveri.
“Il concetto di paziente al centro”, ha ricordato Giovanni Gigante, Country medical director di Johnson & Johnson, “non può prescindere dal valore inteso non solo come l’esito della cura, ma anche di percorso e qualità della vita”.
I dispositivi intelligenti “possono ridurre i tempi di una diagnosi di un tumore al seno”, ha detto Antonio Spera, general manager di General Electric, “facendo la differenza nella scelta della cura, ma anche nella qualità della vita del paziente e questo è sicuramente un valore”.
Infine, uscire dalla logica del prodotto e pensare in termini di ecosistema per facilitare la gestione del paziente è, secondo Guido Beccagutti, Value, access & policy director di Medtronic, “una strada lunga, ma nella giusta direzione”.