“Il decreto Aiuti bis impone alle imprese produttrici di dispositivi medici una tassa di oltre due miliardi di euro. Si tratta di un peso insostenibile per le aziende della salute, figlio di una norma iniqua che piomba sul comparto nel momento peggiore”.
La denuncia arriva dall’associazione di categoria Confindustria Dispositivi Medici, che rappresenta le imprese produttrici e distributrici di tecnologie per la salute, in un appello pubblicato sulle pagine dei principali quotidiani. Il sistema di tassazione del payback, pensato oltre otto anni fa e mai applicato, è stato infatti inserito del decreto legge “Aiuti bis”, che, con l’articolo 18, definisce le regole per l’applicazione di un sistema di compartecipazione delle imprese allo sforamento dei tetti regionali di spesa sanitaria e obbliga l’industria del settore a un esborso di oltre 2 miliardi.
“Davanti alla necessità delle regioni di ripianare le spese dovute al Covid – spiega il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti – col decreto ‘Aiuti bis’ si decide di applicare una misura che colpisce pesantemente un comparto strategico per il Paese che ha la responsabilità di produrre salute e non può permettersi di interrompere il pubblico servizio privando le strutture sanitarie degli oltre 1,5 milioni di tecnologie essenziali per la diagnosi, la cura e la riabilitazione delle persone. Il payback grava sulle aziende in un momento già drammatico per la nostra economia e contribuisce a creare un clima di insicurezza che impatta sull’innovazione e sugli investimenti. Le aziende che hanno negli anni partecipato a gare in cui sono stati definiti prezzi e quantità, dopo quasi 10 anni si vedono richiesta una contribuzione del 50% dello sforamento della spesa regionale, di cui non hanno responsabilità. Un colpo che mette a rischio la sopravvivenza delle imprese e le forniture del servizio sanitario.
Pandemia, guerra, crisi energetica e delle materie prime, conclude Confindustria Dispositivi medici, stanno già mettendo a dura prova la tenuta del comparto dei dispositivi medici che conta in Italia 4.546 imprese e occupa 112.534 addetti, protagonista della prima fase della pandemia da Coronavirus, e fondamentale nel rilancio della sanità pubblica e privata.