I farmaci unbranded delle grandi case farmaceutiche hanno perso importanti quote di mercato in Cina da quando il Governo del Paese Asiatico ha adottato un nuovo piano per ridurre i costi di questi farmaci.
Per i 31 prodotti presi in considerazione dalla neonata organizzazione di vigilanza cinese sull’assicurazione sanitaria, le big pharma occidentali hanno ottenuto solo due contratti.
Tutti i farmaci hanno versioni generiche disponibili in Cina e comprendono brand importanti come, ad esempio, Lipitor di Pfizer, Crestor di AstraZeneca, Plavix di Sanofi, Viread antivirale di Gilead (commercializzato da GSK in Cina), Gleevec di Novartis e Alimta di Lilly.
Alla fine, solo Iressa, inibitore EGFR di AstraZeneca, e Monopril, il farmaco per uso cardiologico di Bristol-Myers Squibb, hanno vinto la battaglia contro i produttori locali.
Il Governo cinese sta testando uno schema di acquisto di massa per 11 grandi città, tra cui Pechino e Shanghai. In media, queste città rappresentano circa il 30% delle vendite totali di farmaci in Cina, secondo quanto riferito dai media locali.
Ogni città calcola per ogni farmaco la domanda annuale dei suoi ospedali pubblici – dove vengono erogate la maggior parte delle prescrizioni farmaceutiche cinesi – e affida a un soggetto esterno l’incarico di approvvigionamento.
Il vincitore dell’appalto prende tutto, guadagnando l’intero importo stabilito.E le gare vengono vinte al ribasso.
Chia-tai Tianqing Pharma, ad esempio, ha tagliato il prezzo del 90% per aggiudicarsi un contratto per il trattamento dell’epatite B con entecavir, generico di Baraclude BMS. Le azioni della società madre, Sino Biopharmaceutical, sono crollate giovedì del 14% alla borsa di Hong Kong.
I dati ufficiali devono ancora essere annunciati ma le dimensioni delle riduzioni dei prezzi sembrano aver superato le aspettative del mercato.
Fosun Pharma ha visto le sue azioni crollare dell’8,6%. Anche il colosso cinese CRO WuXi AppTec ha perso oltre il 6%.
Una delle poche eccezioni è rappresentata da Zhejiang Huahai Pharmaceutical, il cui titolo è salito del 3%.
Per tutte le aziende biofarmaceutiche, sia estere che nazionali, vincere queste gare di appalto all’ingrosso rappresenta una lama a doppio taglia. Da un lato, infatti, la vittoria significa un mercato sicuro e considerevole, con risparmi sugli sforzi di marketing, ma dall’altro abbassare i prezzi in modo significativo mette a rischio i profitti.