Nonostante un inizio un po’ lento, la Cina sta superando i paesi occidentali per quel che riguarda la costruzione di una solida pipeline di terapie CAR-T. A evidenziarlo è un’analisi condotta da Pharmaceutical Technology, da cui emerge chiaramente questa tendenza; per ciascuna terapia di questo tipo sviluppata da aziende americane, ce ne sono 1,5 in studio da parte di società cinesi.
La prima terapia CAR-T approvata, prima negli USA e poi in Europa, è stata Kymriah, tisagenlecleucel, di Novartis, nel 2017, per il trattamento della leucemia linfoblastica acuta.
Tra il 2010 e il 2014, oltre la metà delle terapie CAR-T recentemente identificate è stata sviluppata o co-sviluppata da un’azienda con sede negli USA. Nel 2021, però, questo dato è sceso a meno di un terzo, non per il calo della ricerca negli Stati Uniti, ma per l’espansione delle nuove CAR-T sviluppate in Cina.
Queste terapie rappresentano oltre il 10% dei nuovi farmaci in studio dalle pharma cinesi, contro il 2% di quelli in via di sviluppo da parte delle aziende americane, nonostante la pandemia di COVID-19. E i dati del report mostrano che tra il 2010 e il 2014 erano 90 le CAR-T in fase di sviluppo in Cina, mentre nel 2021, questo numero è salito a oltre 300.
Tra i fattori che hanno portato a questa ondata di sviluppo delle CAR-T in Cina emergono la necessità e la domanda di queste terapie, il sostegno del governo cinese, il flusso di capitali e la ricerca locale sostenuta dagli scienziati cinesi.