Ci sono due inibitori PARP in lotta per l’approvazione della FDA contro il carcinoma della prostata; Lynparza di AstraZeneca e MSD dovrebbe essere in pole-position. Ma Janssen, con il suo farmaco Zejula, non è molto indietro.
La FDA ha infatti concesso la designazione di ‘breakthrough therapy’ a Zejula per la cura dei pazienti con carcinoma prostatico metastatico e con mutazioni dei geni BRCA1 o BRCA2 che in precedenza avevano ricevuto trattamenti ormonali e chemioterapia.
L’agenzia ha concesso al farmaco questa designazione basandosi sui dati di uno studio di fase 2 al meeting dell’European Society for Medical Oncology (ESMO) di Barcellona.
Secondo questi dati, il 41% dei pazienti con carcinoma prostatico e mutazioni BRCA ha risposto positivamente a Zejula.
Un “tesoro” che potrebbe accelerare la revisione della FDA per Zejula, che è attualmente commercializzato da Tesaro di GlaxoSmithKline per il trattamento del carcinoma ovarico, della tuba di Falloppio e del carcinoma peritoneale primario.
J&J ha concesso nel 2016 i diritti esclusivi per lo sviluppo e la commercializzazione del farmaco contro il carcinoma della prostata.
Per quanto riguarda Lynparza, sempre all’ESMO, AstraZeneca e MSD hanno presentato i dati di uno studio di fase 3 che mostra come il loro farmaco abbia ridotto del 66% il rischio di progressione o morte per causa della malattia in pazienti con mutazioni BRCA1, BRCA2 o ATM.
Roy Baynes, SVP di MSD e responsabile dello sviluppo clinico globale, ha definito i risultati di Lynparza “un punto di svolta” aggiungendo che il farmaco “potrebbe facilmente diventare un nuovo standard di cura” per i pazienti colpiti da carcinoma prostatico con mutazioni.
Lo studio di Lynparza ha confrontato i pazienti trattati con il farmaco con quelli che hanno invece ricevuto Zytiga di Johnson & Johnson o Xtandi di Astellas e Pfizer. I malati che assumevano Lynparza non hanno visto peggiorare la loro malattia per un tempo medio di 7,4 mesi contro i 3,6 mesi degli altri farmaci.