La combinazione tra un farmaco anti-TGF-beta con un inibitore di checkpoint, in particolare con l’anti-CTLA-4 Yervoy, di Bristol-Myers Squibb, potrebbe essere l’associazione vincente per contrastare la progressione del tumore della prostata che si è diffuso alle ossa. A evidenziarlo è un gruppo di ricercatori della University of Texas MD Anderson Cancer Center, guidati da Pandmanee Sharma. La ricerca è stata pubblicata da Cell.
Secondo il team americano, quando il tumore della prostata si diffonde alle ossa distrugge i tessuti e blocca lo sviluppo delle cellule T, che potenziano il sistema immunitario e sono fondamentali per il successo dell’immuno-oncologia con gli inibitori di checkpoint. Inoltre, quando il cancro distrugge l’osso, vengono prodotte enormi quantità di una proteina nota come fattore di crescita trasformazionale-beta.
Questo impedisce alle cellule T helper di trasformarsi in cellule effettrici CD4, che normalmente indurrebbero il sistema immunitario a riconoscere e attaccare il cancro, in risposta al trattamento con inibitori di checkpoint.
Sharma e colleghi avevano precedentemente testato sui pazienti con tumore della prostata due inibitori di checkpoint con meccanismi diversi, l’anti-CTLA-4 Yervoy e l’anti-PD-1 Opdivo, entrambi di Bristol-Myers Squibb, scoprendo che la combo era inefficace contro il cancro che si era diffuso alle ossa.
Così, studiando campioni provenienti da questi pazienti, i ricercatori hanno scoperto che gli uomini trattati con Yervoy avevano molte cellule CD4 nei tessuti molli, ma praticamente nessuna nelle ossa.
Il team ha quindi sviluppato modelli di animali da laboratorio di cancro della prostata che si era diffuso sia all’osso che ai tessuti molli. Nelle metastasi ossee, i ricercatori hanno trovato alti livelli di TGF-beta, un fenomeno che si verifica anche nell’uomo.
Così hanno testato sugli animali da laboratorio la combinazione di un anti-TGF-beta con Yervoy e Opdivo, una strategia che ha consentito di arrestare la crescita del tumore.