Passo avanti per Brilinta (ticagrelor), l’antiaggregante piastrinico prodotto da AstraZeneca. Il NICE britannico, l’organo che controlla i costi/benefici dei farmaci, ha dato l’ok per l’uso del medicinale nella prevenzione di ictus e infarto, in chi ha già avuto un attacco cardiaco, a un dosaggio più basso e per un periodo più lungo di somministrazione. Così Brilinta, Brilique nel Regno Unito, potrà essere somministrato alla dose di 60 mg al giorno, fino a tre anni. E un più lungo schema terapeutico significa maggiori vendite per l’azienda inglese.
La buona notizia per AZ arriva dopo che il mese scorso Brilinta aveva subito una battuta d’arresto, quando i dati di un trial clinico avevano dimostrato che il farmaco non era migliore di Plavix (Sanofi e BMS), nel prevenire la formazione dei coaguli nei pazienti con malattia delle arterie periferiche, affondando così le speranze di richiedere l’estensione terapeutica per l’utilizzo del farmaco contro questa patologia. Come conseguenza di questo fallimento, il responsabile di Brilinta, Ludovic Helfgott, aveva dichiarato che la casa farmaceutica non credeva più nell’obiettivo iniziale di 3,5 miliardi di dollari di vendite. Altri trials clinici avevano già evidenziato problemi per il farmaco dell’azienda inglese. In uno studio su pazienti con ictus, il medicinale, infatti, non era riuscito a superare l’efficacia dell’aspirina nella prevenzione di nuovi ictus, infarti o morti per cause cardiovascolari. La decisione del NICE, dunque, riaccende le speranze per il farmaco di AstraZeneca, che intanto non si è arrestata con gli studi clinici. Uno tra tutti, la sperimentazione di Brilinta nei pazienti diabetici con malattia coronarica e che non hanno mai avuto infarto o ictus.