Brexit, un mese dopo: GSK sorride anche grazie alla sterlina debole

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A poco più di un mese dalla Brexit, e con la sterlina in forte flessione, tutto il pharma s’interroga sugli scenari che si vanno delineando. Benché con cautela, esprime ottimismo GlaxoSmithKline dopo la presentazione dei risultati finanziari del secondo quarter, sia per quanto riguarda gli accordi in essere, sia per la performance della business unit ViiV.

La parola spetta al CFO del gruppo, Simon Dingemans. A lui il compito di delineare gli scenari futuri sulla base delle prospettive di crescita della BU ViiV, dedicata al mercato dei farmaci anti HIV – Tivicay (dolutegravir)‎ e Triumeq (abacavir/dolutegravir/lamivudine) – e dell’accordo in essere per lo scambio prodotti con Novartis. Tra le possibili evoluzioni anche quelle relative  agli accordi con Pfizer e con la giapponese Shionogi. Un affare che, in caso di esercizio delle opzioni finanziarie previste, potrebbe costare all’azienda più del previsto (con un carico di 1,8 miliardi di sterline nel quarter).

“Con l’aumento del valore globale del business – spiega Dingemans – il crollo della sterlina ha anche fatto crescere il debito sull’eventuale esercizio dell’opzione put che Novartis ha con noi; con esso è aumentato anche  il debito che Shiongoi e Pfizer hanno in relazione alle loro quote di partecipazione nel nostro business HIV. All’aumento di valore della BU ViiV, si lega anche una crescita di valore del corrispettivo potenziale erogabile a Shionogi, poiché tutte le condizioni finanziare e azionarie sono state definite in sterline”.

Secondo il CFO di GSK la debolezza della moneta inglese ha portato guadagni dagli scambi di flussi finanziari dall’estero. Secondo Digemans, il potenziale debito ha determinato un guadagno sulle vendite dei prodotti HIV pari al 44%. Un trend ritenuto sostenibile anche per il resto dell’anno.

Rischio mercati emergenti
Unico neo sui conti del Gruppo è quello della Cina e, in generale, dei mercati emergenti. Su un calo delle vendite generali dell’area pari all’8%, la Cina ha perso il 9%. Una flessione che lo stesso CFO  ha giustificato con la vendita di Prolia (denosumab)‎ ad Amgen e per la graduale chiusura del mercato in Venezuela.

A gettare una luce di speranza è però il CEO Andrew Witty che ha circoscritto la situazione di negatività delineando anche i tempi di una potenziale ripresa. “I mercati emergenti – spiega Witty – sono al momento in una situazione negativa a causa delle numerose cessioni che si sono verificate sia in Venezuela che in Cina. Ciò che mi aspetto è di vedere una ripresa già a partire dal prossimo anno”.

A supportare queste aspettative c’è stata l’approvazione in Cina del vaccino anti HPV Cervarix, e l’inserimento nel listino nazionale dei prezzi dei farmaci di Viread (tenofovir). All’orizzonte, secondo Witty, c’è dunque  “una stabilizzazione del mercato che riporterà la situazione in positivo anche in questi Paesi”.

 

 

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