La negazione del visto di entrata in Gran Bretagna, già subita da ricercatori stranieri, soprattutto africani e asiatici, potrebbe riguardare anche gli scienziati europei, come effetto della Brexit, con una ricaduta negativa sulla ricerca nel Regno Unito. A sollevare la preoccupazione è stavolta Wellcome Trust, ente di beneficenza inglese impegnato nella ricerca per migliorare la salute umana, che ha espresso questi timori in un’intervista rilasciata al Guardian.
Diversi scienziati stranieri, ultimamente, non sono riusciti a partecipare a un paio di incontri nel Regno Unito, che non ha rilasciato in tempo o ha negato i visti per entrare in Gran Bretagna. Alcuni ricercatori, per esempio, non sono riusciti a partecipare al Global Symposium on Health Systems a Liverpool, all’inizio di ottobre. I funzionari del Regno Unito hanno spiegato la negazione del visto perché non erano sicuri che i ricercatoti richiedenti avrebbe lasciato il Paese dopo la conferenza.
Secondo un’indagine di Wellcome, asiatici e africani potrebbero trovarsi di fronte a questi problemi con una frequenza tre volte maggiore rispetto agli scienziati europei. “È fondamentale istituire delle regole che consentano ai ricercatori di viaggiare perché è parte fondamentale del loro lavoro”, ha sottolineato Tompson. E se così non fosse, il pericolo è che, dopo la Brexit, i visti potrebbero essere negati anche a cittadini europei, mettendo a rischio la reputazione del Regno Unito e l’eccellenza scientifica. Stiamo facendo pressioni per far raggiungere un accordo di libera circolazione dei ricercatori tra UE e Regno Unito”.