In alcuni pazienti con fibrillazione atriale che hanno avuto un infarto o altri eventi cardiovascolari gravi, o che hanno subito l’impianto di uno stent, il farmaco appartenente alla classe dei nuovi anticoagulanti orali Eliquis, di BMS e Pfizer, sarebbe più sicuro dell’antagonista della vitamina K warfarin, riducendo il rischio di emorragia e ricoveri ospedalieri.
A evidenziarlo è stato uno studio di fase IV, Augustus, i cui risultati sono stati presentati al meeting annuale dell’American College of Cardiology.
Secondo quanto riferito all’incontro dei cardiologi americani, l’aggiunta di Eliquis a una terapia antipiastrinica come Plavix, di Sanofi, con o senza aspirina, ridurrebbe appunto il numero di gravi episodi emorragici rispetto al trattamento combinato con warfarin, con il 10,5% dei pazienti trattati con Eliquis interessati da emorragie gravi o clinicamente rilevanti, contro il 14,7% che assumeva l’antagonista della vitamina K per un periodo di sei mesi.
Si tratta, dunque, di una popolazione ad alto rischio e questo risultati potrebbero portare a un cambio della pratica clinica. Combinare infatti anticoagulanti con antipiastrinici può comportare un aumento del rischio di sanguinamento e su questo “c’è molta incertezza da parte della comunità scientifica”, ha spiegato Cristoph Koenen, di BMS.
Se dunque la terapia di Pfizer/BMS dovesse diventare l’anticoagulante di riferimento nel trattamento di una popolazione ad alto rischio come quella studiata, potrebbe entrare nella terapia di circa sei milioni di pazienti.