(Reuters Health) – Il settore biotech inglese ha il maggior numero di farmaci in via di sviluppo in Europa, ma la Brexit potrebbe metterlo in crisi, dal momento che per alimentarlo ci vorrebbe un accesso continuo a talenti a livello mondiale, finanziamenti e trasparenza normativa. Tutti aspetti che potrebbero cambiare in vista dell’uscita definitiva della Gran Bretagna dall’Unione. Un rapporto pubblicato della BioIndustry Association (BIA) ha mostrato come la Gran Bretagna sia più avanti rispetto ai suoi rivali come Germania, Francia e Svizzera, in termini di numero di farmaci in sviluppo in fase precoce da parte di aziende biotech. E le società d’oltremanica hanno anche ottenuto più finanziamenti, ricevendo più di un terzo del totale raccolto nel resto d’Europa e più di qualsiasi altra nazione europea.
Le prospettive
Ci sono però delle sfide da affrontare, come il calo degli investimenti in questo settore, dopo il record raggiunto nel 2015. Secondo il rapporto, rispetto al 2015, con investimenti pari a 1,88 miliardi di sterline, nel 2016 la Gran Bretagna ha raccolto in questo settore 1,13 miliardi di sterline. A calare sarebbero stati soprattutto i contanti raccolti con offerte pubbliche iniziali (IPO), che sono passati a 105 milioni di sterline dello scorso anno, dai 307 raccolti nel 2015. I fondi di Venture Capital hanno invece tenuto, con Gran Bretagna e Svizzera che insieme rappresentano 1.065 miliardi di sterline di finanziamenti contro gli 860 milioni del resto d’Europa. Tuttavia ci sono incertezze su cosa succederà con la Brexit, in particolare agli investimenti della European Investment Bank e del suo fondo, oltre al fatto che la Gran Bretagna dovrà dotarsi di un ente regolatorio, ora che l’Agenzia Europea dei Medicinali si trasferirà da Londra in qualche altra sede.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health Industry)