L’industria biotech è considerata in salute, con le società leader che continuano a registrare vendite e utili che superano le aspettative, ma la performance del settore continua a restare indietro rispetto al mercato farmaceutico generale, secondo un’analisi di Pharmaceutical Executive.
L’indice di capitalizzazione del settore farmaceutico, infatti, è salito del 18,7%, in gran parte a causa del guadagno del 60,4% di Pfizer, che ha previsioni di vendite di oltre 36 miliardi di dollari nel 2021 e probabilmente altri 30 miliardi di dollari nel 2022, un valore senza precedenti.
Le aziende biotech, invece, sono andate calando dal picco raggiunto nel febbraio 2021, in coincidenza con l’introduzione dei vaccini contro il COVID-19.
Nel 2020 le aziende biotech hanno goduto di performance migliori della media, con un record di 75 aziende che hanno lanciato un’IPO durante l’anno; un risultato superato poi nel 2021 con 88 aziende che si sono lanciate nei mercati pubblici.
Nel periodo più buio iniziale del COVID, gli investitori si sono rivolti a titoli in crescita e quindi al settore biotech, considerato come ‘la luce in fondo al tunnel’ per l’elevato grado di innovazione che lo caratterizza.
E le aziende hanno mantenuto la promessa, consegnando un vaccino che sta consentendo di ripartire. Tuttavia, con le riaperture, gli investitori sono fuggiti dai titoli in crescita.
Gli investimenti nel settore biotech hanno dunque di recente subito cali senza precedenti, con una società come Moderna che vedeva scambiate le sue azioni a 157 dollari l’una a fine gennaio, in calo del 68% dal suo massimo di agosto 2021.
E neanche le aziende farmaceutiche ad alta capitalizzazione e ricche di liquidità si stanno facendo avanti per finanziare operazioni necessarie a raggiungere gli obiettivi di crescita, alimentando il pessimismo.