L’industria biotech cinese, negli ultimi dieci anni, ha visto nascere centinaia di nuove startup. Il mercato farmaceutico complessivo, inoltre, è triplicato in termini di dimensioni tra il 2013 e il 2019 e dovrebbe arrivare alla valutazione di circa 131,5 miliardi di dollari entro il 2025.
I piani del Governo di arrivare agli standard sanitari dei paesi sviluppati entro il 2030 hanno favorito forti investimenti industriali, tanto che la Cina, oggi, produce circa il 40% dei principi attivi a livello globale, anche se è in ritardo nel settore dello sviluppo di farmaci innovativi.
Ma per avere successo all’estero – secondo Jonathan Zhu, executive di Heidrick & Struggles, società statunitense specializzata in leadership e formazione della cultura aziendale – le aziende cinesi dovrebbero cambiare strategia. Concentrandosi su leadership e pazienti.
Il forte sviluppo del settore R&S ha favorito l’ingresso degli scienziati alle posizioni di vertice, anche se non hanno, spesso, le capacità manageriali di gestione. Di tutti i CEO che guidano le aziende biotech cinesi, l’82% è rappresentato da scienziati e fra questi l’86% ricopre per la prima volta la carica.
Affinché queste aziende abbiano successo all’estero – secondo Zhu – prima di tutto devono creare un team di leadership con diverse competenze, che vadano dalla ricerca agli studi preclinici, dalla produzione alla cura del regulatory e ai progetti di studi clinici.
Un altro punto su cui porre l’attenzione sono i bisogni e gli interessi dei pazienti, che attualmente non rappresentano una priorità strategica come in altri mercati internazionali.
E l’espansione oltre i confini nazionali è il vero obiettivo delle biotech cinesi.