La decisione di Pfizer di lanciare sul mercato statunitense il suo biosimilare di Remicade – già disponibile in Europa – crea un precedente potenzialmente positivo anche per le altre case farmaceutiche interessate a questo mercato. Tra l’azienda di New York e Johnson & Johnson, produttrice di Remicade, è da tempo aperto un contenzioso. Ma Pfizer, insieme con l’associata Celltrion, ha deciso di procedere ugualmente con il lancio del biosimilare, nella convinzione che il mantenimento della protezione brevettuale da parte di J&J non indurrà l’azienda del New Jersey a proseguire nell’azione legale. Ovviamente, se non si verificherà questo scenario, Pfizer potrebbe essere costretta a pagare un risarcimento danni.
L’iniziativa di Pfizer potrebbe aprire la strada ad aziende come Amgen – che è ora in lotta con Abbvie per il biosimilare di Humira – e Novartis, che sta portando avanti il biosimilare di Enbrel (Amgen). Naturalmente tutte le situazioni brevettuali dei biosimilari sono diverse; non è detto, quindi, che il “caso Inflectra” potrà trovare applicazioni in altri scenari. Johnson & Johnson ha dichiarato di puntare sulla fiducia che i pazienti ripongono nel suo farmaco ed è sicura che non si sentiranno spinti a scegliere il biosimilare. Una convinzione che potrebbe essere confutata dai risultati di un recente studio di confronto – indipendente di fase IV, promosso dal governo norvegese – in cui Remicade e Inflectra hanno mostrato risultati clinicamente simili.