Combattere la pandemia rimarrà la priorità assoluta nel 2021 per le aziende biofarmaceutiche. Ma anche se la lotta al Covid caratterizzerà ancora l’anno iniziato da poche settimane, ci sono altre aree dalle quali gli osservatori aspettano risultati importanti.
Una di queste – forse la più importante – è la neurologia, con aducanumab di Biogen sugli scudi.
La risposta della FDA è prevista per il 7 marzo. Aducanumab potrebbe rappresentare la svolta terapeutica per la malattia di Alzheimer.
Molti dirigenti biopharma ritengono che l’eventuale approvazione della molecola di Biogen darà una spinta all’intero settore, incoraggiando gli investimenti nella ricerca e sviluppo delle cure per le malattie neurodegenerative.
Molte speranze sono riposte anche in donanemab di Eli Lilly, farmaco simile ad aducanumab.
“Penso che sia importante continuare a perseguire obiettivi terapeutici in neurologia”, dice Doug Love, presidente e CEO di Annexon Biosciences. “Siamo una popolazione che invecchia e, naturalmente, i pazienti avranno sempre di più disturbi neurodegenerativi. Dobbiamo pensare in modo intelligente anche oltre l’Alzheimer. Ci sono infatti molte altre malattie neurodegenerative e molti tipi di demenza che possiamo e dobbiamo affrontare”.
“Un motivo per cui i settori tradizionalmente di grande interesse come la neurologia e la cardiologia sono sempre di più sotto i riflettori è legato alla disponibilità del sequenziamento genetico e alla capacità di suddividere queste aree terapeutiche in segmenti più gestibili”, osserva Rahul Ballal, CEO di Imara, una società che lavora su trattamenti contro l’anemia falciforme e altre patologie del sangue.
“Per molto tempo le aziende si sono tenute alla larga da quei settori per vari motivi che tutti conosciamo: bassa probabilità di successo tecnico e popolazioni di pazienti ampie ed eterogenee”, precisa Ballal. “Ora le biotecnologie stanno facendo passi da gigante nell’ambito delle malattie neurodegenerative e cardiovascolari”.