Biogen si sta facendo largo nel settore delle terapie contro le malattie neurodegenerative, come l’atrofia muscolare spinale e l’Alzheimer, nonostante la battuta d’arresto proprio nel campo della Sclerosi Multipla, storica “roccaforte” della biotech statunitense. Biogen ha infatti interrotto lo sviluppo di amiselimod (MT-1303), un modulatore di S1P, a livello della fase III di sperimentazione, poco dopo essersi aggiudicata la molecola da Mitsubishi Tanabe. Per l’accordo, Biogen ha pagato 60 milioni di dollari in anticipo, in virtù di un accordo che prevede un esborso fino a 484 milioni di dollari. Una buona notizia per Celgene, che ha il suo proprio modulatore di S1P, ozanimod, in fase III di sperimentazione per trattare la sclerosi multipla recidivante e la colite ulcerosa. Celgene è entrata in possesso del farmaco dopo l’acquisizione, per 7,2 miliardi di dollari, di Receptors, nel 2015. Biogen, comunque, sta continuando a lavorare alle terapie per la sclerosi, in particolare allo sviluppo di opicinumab. Nonostante un problema nella fase II della sperimentazione nel mese di giugno, l’azienda americana continua a difendere il suo prodotto, che avrebbe fallito sia l’endpoint primario, sia quello secondario dello studio.
La strategia
La strategia su cui punta Biogen ora è quella di ridurre la popolazione in terapia, sulla base dei risultati della risonanza magnetica. Infatti, circa un quarto dei pazienti inclusi nello studio, all’inizio del trial, aveva una ridotta mielinizzazione e gli assoni intatti. E questi pazienti sono quelli su cui Biogen vuole continuare a lavorare. “Nel gruppo trattato con 10 mg/kg abbiamo identificato un effetto su pazienti che hanno determinate caratteristiche alla risonanza magnetica – ha dichiarato Michael Ehlers, Executive Vice President di ricerca e sviluppo di Biogen –. Siamo nelle fasi finali della progettazione del prossimo trial e ci auguriamo di dare aggiornamenti nei prossimi mese”. Biogen è anche impegnata nello sviluppo di altre due terapie: nusinersen, per l’atrofia muscolare spinale (SMA), e aducanumab, per il trattamento della malattia di Alzheimer. In particolare, per il primo, che è in collaborazione con Ionis Pharmaceuticals, l’azienda americana ha presentato domanda per l’approvazione a FDA ed EMA. Aducanumab, invece, è sotto osservazione per i promettenti risultati ottenuti in fase Ib della sperimentazione e la conseguente designazione fast track da parte dell’ente regolatorio americano, nel mese di settembre. Il farmaco è in studio in due diversi trial clinici, ENGAGE e EMERGE, e l’azienda conta di poter dare più dettagli sulla fase Ib della sperimentazione alla conferenza sulla malattia di Alzheimer che si terrà a San Diego, in California, il 9 dicembre prossimo. “Siamo all’inizio di un momento di trasformazione nel campo del trattamento delle malattie neurodegenerative, che potrebbe tradursi in una nuova era anche per Biogen”, ha spiegato il CEO uscente, George Scagnos, il cui sostituto non è stata ancora nominato.