(Reuters Health) – Le grandi aziende farmaceutiche stanno facendo pochi progressi contro la diffusione della resistenza agli antibiotici su larga scala.
È quanto evidenzia un’indagine, l’Antimicrobial Resistance (AMR) Benchmark Report, pubblicato ieri da Access to Medicine Foundation, secondo la quale, anche se alcune aziende stanno aumentando gli sforzi, non si sono ancora verificati i cambiamenti necessari per incidere radicalmente sul problema.
Secondo le stime del rapporto, la resistenza ad antibiotici ed antifungini uccide ogni anno 35.900 persone solo negli USA.
Nell’Unione Europea la resistenza agli antimicrobici rappresenta almeno il 17% delle infezioni e provoca ogni anno 33 mila decessi. In India, la resistenza ai farmaci supera il 70% per molti batteri diffusi.
Rispetto al 2018, la pipeline di nuovi farmaci in via di sviluppo per combattere le infezioni batteriche e fungine resistenti resta però esigua, con soli 51 potenziali trattamenti nelle fasi avanzate di sperimentazione.
La resistenza ai farmaci è dovuta all’abuso di antibiotici ed altri antimicrobici, che permette ai batteri ad evolversi per sopravvivere.
Uno degli ostacoli alla ricerca è rappresentato dai bassi profitti legati alle vendite degli antibiotici, che scoraggiano le aziende.
Tra le pharma leader nella ricerca in quest’area figurano GSK, Entasis e Cipla, seguite da vicino da Pfizer e Johnson & Johnson, ma il loro l’impegno “non deve essere dato per scontato”, come sottoline Jayasree Iyer, direttore esecutivo della Access to Medicine Foundation.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health Industry)