Riformare il Servizio Sanitario Nazionale, per renderlo più moderno, digitale, inclusivo, sempre più vicino alle persone e sempre più radicato sul territorio: è questo uno degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che grazie ai fondi messi a disposizione dalla Missione 6 “Salute” si propone una vera e propria riorganizzazione dell’SSN privilegiando quelle che vengono definite cure “di prossimità”.
Anche di questo si è parlato recentemente nell’ambito di due eventi denominati “Innovation Day”, realizzati con il contributo non condizionato di Becton Dickinson, che nell’ottica dell’opportunità offerte dal PNRR, hanno posto l’accento su quanto la territorialità delle cure debba andare di pari passo con la riorganizzazione della rete di laboratori, affinché si possa garantire una completa tracciabilità e digitalizzazione del percorso diagnostico.
Tutto questo è finalizzato sia al miglioramento dell’efficienza (miglior utilizzo delle risorse disponibili ed attenzione alle esigenze degli utenti) sia dell’efficacia (riduzione degli errori all’interno della fase preanalitica) del processo di prelievo, trattamento e trasporto dei campioni biologici destinati alla diagnostica di laboratorio.
“In questi ultimi anni la rete dei laboratori sta subendo un importante cambiamento grazie all’acquisizione di nuove tecnologie in grado di portare valore in tutti gli ambiti della presa in carico del paziente, a partire dalla diagnostica – dichiara Angelo Rosa, Direttore del Laboratorio Lean & Value Based Management in Healthcare dell’Università LUM di Casamassima (BA) – In questo senso riveste un ruolo importante anche la riorganizzazione dei processi che ha l’obiettivo di minimizzare lo stress quotidiano cui è sottoposto il personale sanitario e di conseguenza migliorare l’offerta al cittadino. Con il Decreto Ministeriale 71 vengono per la prima volta definiti gli standard di cura che dovranno essere rispettati in ogni regione; il perno del sistema sarà il Distretto sanitario al cui interno rivestirà un ruolo fondamentale la Casa di Comunità dove i cittadini potranno trovare assistenza h24 ogni giorno della settimana. Anche la diagnostica rappresenta uno strumento necessario per la gestione e la cura delle cronicità sul territorio, in cui le parole chiave saranno prossimità e prevenzione. I numeri parlano da soli: basti pensare che in Italia il 40% della popolazione è affetto da patologie croniche e il 12,5% da multi-cronicità. Ed è proprio partendo da qui che occorre costruire un nuovo modello di cura all’interno del quale il “digitale”, decisivo per la riorganizzazione sanitaria (telemedicina, telemonitoraggio, etc.), ricoprirà un ruolo fondamentale”.
Valorizzare la diagnostica
In questo nuovo contesto organizzativo valorizzare la diagnostica significa anche personalizzare il percorso di cura e quindi rendere quest’ultimo più efficace, anche in termini di razionalizzazione e sostenibilità. La diagnostica si configura infatti come elemento chiave del sistema, perché da una parte fornisce gli strumenti che permettono una valutazione e misurazione attenta degli esiti di salute, dall’altra è capace di influenzare gli esiti stessi, permettendo decisioni cliniche più tempestive e accurate, ottimizzando così il percorso terapeutico del singolo paziente e rispondendo ai bisogni di razionalizzazione della spesa.
“La diagnostica rappresenta da sempre un cardine della medicina e del sistema sanitario in quanto può contribuire significativamente alla sua sostenibilità ed efficacia, nell’ambito di una sanità che va sempre più verso un modello personalizzato e value-based, in cui il valore dell’intervento viene definito dal rapporto tra gli esiti sulla salute del paziente e i costi reali sostenuti sull’intero ciclo di cura – osserva Rossella Onofrio, Expert & project manager della Digital Innovation Unit della Fondazione Politecnico di Milano – Il concetto di ‘Valore’ è un concetto rivoluzionario in sanità. Vi è infatti sempre di più la necessità di ottimizzare i trattamenti di cura, gestire la tecnologia, i servizi e i costi incontrollati in contesti in cui la domanda di assistenza sanitaria è in costante crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione. Si tratta di un cambio di paradigma: la gestione dei processi è certamente importante ma occorre anche misurare i risultati di salute. Pertanto, l’attività di misurazione è molto rilevante, ma allo stesso tempo complessa essendo i sistemi sanitari delle singole regioni organizzati in diverso modo. Ma qualche passo in avanti è stato fatto e finalmente si iniziano a definire standard di misurazione ad hoc per ogni patologia.”
Ma come si pone l’innovazione tecnologica in questo processo di cambiamento? “In questo panorama – conclude Angelo Rosa – l’innovazione tecnologica va vista come uno strumento che prima di tutto deve basarsi su un modello e una strategia. La tecnologia da sola non è di per sé la soluzione. Occorrono risorse, e non mi riferisco solo a quelle previste dal PNRR, ma anche alle risorse umane. Ecco perché un approccio al Lean management, vale a dire all’analisi degli sprechi di tempo all’interno di una struttura ospedaliera e la loro riduzione o eliminazione attraverso la creazione di metodo e processo, ci mette nelle condizioni di focalizzare tutti i nostri sforzi e tutte le risorse umane (medici e infermieri) sulle attività di valore”.