Il farmaco contro il tumore del polmone Tagrisso (osimertinib), di AstraZeneca, attualmente somministrato come terapia di seconda linea, potrebbe diventare lo standard di cura per i pazienti con mutazioni EGFR. I dati presentati nel fine settimana al Congresso dell’European Society for Medical Oncology (ESMO), mostrano che Tagrisso è in grado di di produrre un vantaggio clinicamente significativo, in termini di sopravvivenza libera da progressione (PFS), rispetto alle terapie standard di prima linea (erlotinib e gefintinib) nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico con mutazione EGFR. Inoltre, Tagrisso ha fatto registrare una durata mediana di sopravvivenza di 18,9 mesi rispetto ai 10,2 della terapia standard. Il vantaggio nella sopravvivenza senza progressione si è mostrato coerente nei diversi sottogruppi di pazienti. Il farmaco dell’azienda inglese avrebbe infatti tagliato del 40% il rischio di peggioramento della malattia e di morte sia tra i pazienti che avevano metastasi al cervello, sia tra quelli che non le avevano. Ottimi risultati anche per quel che riguarda gli effetti collaterali: il 33,7% dei pazienti trattati con Tagrisso ha accusato un evento avverso di grado 3 o superiore e il 13,3% ha interrotto il trattamento a causa di effetti collaterali. Nel gruppo che seguiva lo standard di cura, invece, il 18,1% ha abbandonato la terapia e il 44,8% ha avuto effetti collaterali. Se riuscisse ad avere l’ok per essere utilizzato in prima linea, Tagrisso potrebbe essere somministrato a un maggior numero di pazienti. Al momento, però,l’azienda inglese sta ancora discutendo dell’eventualità con gli enti regolatori.