Nel trial di Fase III OLYMPIAD, olaparib ha raggiunto l’endpoint primario per le donne con tumore al seno metastatico con mutazione BRCA. Il farmaco di AstraZeneca è il primo PARP inibitore a raggiungere questo obiettivo al di fuori del tumore ovarico, patologia per la quale è disponibile in Italia dal 2016. Lo studio ha messo a confronto il trattamento con olaparib (compresse due volte al giorno) vs chemioterapia (attuale standard di trattamento), dimostrando un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo in termini di sopravvivenza libera da progressione e sarà presentato nei dettagli in uno dei prossimi congressi internazionali. Olaparib è un inibitore orale first-in-class della ADP-ribosio polimerasi (PARP) che sfrutta le carenze dei meccanismi di riparazione del DNA tumorale per indurre selettivamente la morte delle cellule cancerose (apoptosi) ed è per AstraZeneca alla base del portafoglio di farmaci che mirano ad agire sui meccanismi di risposta del DNA danneggiato (DDR-DNA damage response) nelle cellule tumorali. “Siamo orgogliosi che la nostra ricerca continui ad ampliare i confini della scienza a beneficio dei pazienti oncologici. Dopo essere stato il primo PARP inibitore in assoluto a offrire una speranza mai vista prima alle pazienti con tumore ovarico, questi nuovi dati di olaparib offrono una prospettiva incoraggiante – e fino a ieri impensabile – per le pazienti affette da tumore al seno BRCA positivo” afferma Pablo Panella, Presidente e AD di AstraZeneca Italia. “Come italiani, siamo anche orgogliosi che la ricerca del nostro Paese abbia contribuito ad un risultato così importante, essendo stata l’Italia il Paese europeo con la maggiore partecipazione nello studio OLYMPIAD. A pochi giorni della celebrazione della Giornata Internazionale della Donna, questo risultato è un’ulteriore prova del costante impegno di AstraZeneca nella medicina di genere”.
Lo studio OLYMPIAD
OLYMPIAD è un trial di Fase III randomizzato, multicentrico che ha valutato la sicurezza e l’efficacia di olaparib (300mg due volte al giorno) rispetto alla terapia standard con chemioterapia (capecitabina, vinorelbina, eribulina) in 302 pazienti con tumore al seno metastatico HER2 negativo, con mutazioni della linea germinale BRCA1 e BRCA2, con sospetto o conferma di effetto deleterio. Lo studio internazionale è stato condotto in 19 Paesi in Europa, Asia, Nord America e Sud America. L’endpoint primario del trial ha dimostrato una sopravvivenza libera da progressione (PFS) misurata dalla revisione centrale indipendente in cieco (Blinded Independent Central Review, BICR). Gli endpoint secondari includono la sopravvivenza globale (OS), il tempo trascorso prima di una seconda progressione o di morte (PFS2), il tasso di risposta obiettiva (ORR), e l’effetto sulla qualità della vita in relazione alla salute (HRQoL).