(Reuters) – AstraZeneca ha stretto un accordo con VaxEquity, una startup partner dell’Imperial College di Londra per lo sviluppo di un vaccino anti COVID-19 e per produrre e vendere farmaci basati sulla sua piattaforma tecnologica RNA auto-amplificante.
In base all’accordo, la startup fondata da Robin Shattock, esperto di vaccini dell’ Imperial College, potrebbe ricevere fino a 195 milioni di dollari, se verranno raggiunti determinati traguardi, oltre a royalties sui farmaci approvati e investimenti azionari in AstraZeneca e Morningside Ventures.
“Questa collaborazione con VaxEquity aggiunge una nuova piattaforma promettente ai nostri strumenti per la scoperta di farmaci”, afferma Mene Pangalos, capo della ricerca di AstraZeneca.
La tecnologia funziona in modo simile a quella usata per i vaccini a RNA messaggero (mRNA) prodotti da Pfizer/BioNTech e Moderna.
Tuttavia, un vaccino a RNA auto-amplificante non solo codifica le istruzioni destinate alla cellula ospite per produrre una proteina del coronavirus, ma fa molte copie dell’RNA contenente tali istruzioni. Questo significa che le dosi possono essere più piccole ed economiche.
“È un po’ come avere un impianto di produzione che invece di avere una copia sola della ricetta ne ha molte che possono essere consegnare a diverse linee di produzione all’interno della cellula per fabbricare più proteine”, osserva Shattock. “Quindi è per questo che si possono utilizzare dosi più basse”.
Il vaccino anti COVID-19 di Imperial viene sviluppato per produrre una risposta immunitaria più coerente con un occhio alle future varianti del coronavirus.
AstraZeneca, in base all’accordo, ha la possibilità di collaborare su 26 bersagli farmacologici da utilizzare in altre aree terapeutiche come i tumori e le malattie genetiche rare.
“Riteniamo che l’RNA auto-amplificante, una volta ottimizzato, ci consentirà di intraprendere nuovi percorsi alla scoperta di farmaci nelle aree terapeutiche di nostro interesse”, aggiunge Pangalos.
Shattock ha affermato che i dati iniziali sulla sicurezza, emersi dalle sperimentazioni iniziali del suo vaccino contro COVID-19 e comunicati a luglio prima della revisione tra pari, sono incoraggianti. I risultati della fase I saranno pronti all’inizio del prossimo anno.
“Il motivo per cui siamo più lenti consiste nel fatto che proveniamo da un ambiente accademico”, ha detto. “Se avessimo avuto questa relazione (con AstraZeneca) all’inizio del 2020, saremmo stati più veloci”.