AstraZeneca non chiederà più una revisione anticipata per l’utilizzo di durvalumab, inibitore di PD-L1, nel trattamento dei tumori di testa e collo. Ad annunciarlo è stata la stessa azienda inglese, durante la presentazione dei dati del trimestre. La decisione arriva dopo che due settimane la FDA aveva chiesto ad AstraZeneca, a seguito di casi di sanguinamento di pazienti rilevati in due studi clinici, di non arruolare nuovi malati nel trial che studia durvalumab nel trattamento di tumore di testa e collo a cellule squamose (HNSCC).
Ma questo non è l’unico motivo. L’azienda ha infatti dichiarato che, visti i recenti cambiamenti nello scenario dei trattamento di questa forma tumorale (leggi l’approvazione della monoterapia a base di Keytruda, di Merck) “è improbabile che l’azienda presenti una richiesta di approvazione per uno studio di fase II”. Dunque fallisce il tentativo di portare in fretta sul mercato il farmaco, come seconda scelta nella terapia di pazienti PD-L1 positivi. In realtà gli investitori erano stati già avvertiti dal CEO, Pascal Soriot, che l’anno scorso aveva prospettato dei ritardi nei piani di uscita del farmaco di AstraZeneca. Secondo il numero uno dell’azienda inglese, l’imminente ingresso di medicinali di questa classe avrebbe determinato un ridimensionamento del carattere di ‘urgenza’. Secondo Pfizer, comunque, i risultati dello studio HAWK saranno disponibili “a tempo debito”. E in realtà, l’altolà di FDA arriva solo per i pazienti con tumore testa/collo, mentre durvalumab è in studio per altri tipi di cancro, tra cui il più importante riguarda il trattamento del tumore del polmone, i cui risultati sono previsti per la prima metà del 2017. A febbraio, invece, FDA aveva designato il farmaco di AstraZeneca come terapia breakthrough per trattare il cancro della vescica. Mentre l’unico farmaco della stessa classe approvato per la stessa indicazione terapeutica da FDA resta Tecentriq (atezolizumab) di Roche.