(Reuters Health) – Secondo quanto riportato domenica 7 giugno da Bloomberg News – che ha citato come fonti persone informate sui fatti – AstraZeneca e Gilead starebbero pensando a una fusione che darebbe vita a un delle più grandi compagnie farmaceutiche del mondo, con una capitalizzazione di mercato pari a circa 232 miliardi di dollari.
Sia la pharma britannica, sia quella statunitense sono in prima linea nella lotta al Coronavirus: la prima con il candidato vaccino dell’Università di Oxford e della biotech italiana Advent-Irbm, la seconda con remdesivir.
Un’eventuale fusione tra le due realtà produrrebbe risultati rilevanti anche dal punto di vista della politica farmaceutica, soprattutto se uno dei prodotti in sperimentazione contro il COVID-19 verrà approvato.
Sia Gilead che AstraZeneca non hanno voluto commentare la notizia.
Secondo quanto riportato da Bloomberg, AstraZeneca avrebbe contattato Gilead un mese fa, ma la pharma statunitense avrebbe dichiarato di non essere interessata al momento a una fusione.
I blockbuster e il mercato azionario
Gilead ha il suo prodotto di punta in Biktarvy, farmaco contro l’HIV che ha realizzato vendite per 1,69 miliardi di dollari nel primo trimestre 2020
Il prodotto più venduto di AstraZeneca è invece il farmaco antitumorale Tagrisso, he ha generato entrate nel primo trimestre 2020 pari a 982 milioni di dollari.
Anche per quanto riguarda il mercato azionario, le due pharma godono di ottima salute: le azioni di AstraZeneca hanno raggiunto livelli record alla fine di aprile e quelle di Gilead sono aumentate del 20% dall’inizio dell’anno.
Tuttavia, secondo alcuni analisti, proprio l’ottimo stato di salute delle due pharma e la leadership nella corsa a una cura per il COVID-19 potrebbe rallentare o addirittura impedire il progetto di fusione.
AstraZeneca, in virtù del riscontro sul mercato azionario prodotto dall’eventuale successo del suo candidato vaccino, non avrebbe bisogno di perseguire in tempi brevi un accordo da record.
Di contro Gilead, secondo alcuni analisti di Jefferies, sarebbe intenzionata a tutelare il suo business nell’HIV come linea di produzione identitaria.
“Pensiamo che Gilead creda che il suo business per l’HIV sia molto sottovalutato”, hanno scritto gli analisti in una nota, aggiungendo che la società “preferirebbe costruire valore nel tempo e fare i suoi affari in proprio”.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana Daily Health Industry)