Utilizzare vie non legali e alternative per reperire farmaci contro l’epatite C può essere molto pericoloso perché si rischia di ricevere un principio attivo diverso da quello cercato. Ad affermarlo è Domenico Di Giorgio, direttore dell’ufficio Qualità dei prodotti e contraffazione dell’Aifa, commentando il caso del farmaco ordinato via internet, sequestrato in dogana e poi dissequestrato per ordine della Corte d’Appello di Roma.
“Capisco lo spirito del dissequestro – ha affermato Di Giorgio a margine della conferenza Fakeshare – ma non c’è nessuna garanzia sul prodotto se arriva da un canale così poco controllato. Alla conferenza presentiamo il caso di una confezione di Sofosbuvir rubata in Pakistan, riconfezionata come
Harvoni, che è una combinazione di sofosbuvir e ledipasvir che costa il 20% in più, arrivata a un intermediario in Svizzera attraverso Hong Kong e poi venduta in Israele. La contraffazione è emersa solo all’ultimo passaggio, nessuno se ne era accorto prima”.