I pazienti che soffrono di apnee notturne, se seguiti da remoto con un sistema che prevede il coinvolgimento di una centrale medica, aderiscono maggiormente alla terapia, con migliori risultati clinici. È quanto emerge da uno studio di fattibilità condotto da ricercatori italiani, attualmente in corso di valutazione presso la rivista Sleep and Breathing.
Grazie alla telemedicina, il paziente si sente costantemente seguito e operatori e medici possono intervenire in qualsiasi momento e in maniera sistematica, coordinata e documentata per aggiustare la terapia e migliorare l’outcome clinico.
La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) è caratterizzata da ripetuti episodi di completa o parziale cessazione del flusso d’aria attraverso le vie aeree superiori, dovuto al loro collasso durante il sonno. Si stima che nel mondo un miliardo di persone soffrano di OSAS. In Italia almeno 10 milioni di nostro concittadini sono alle prese con questa condizione.
Le apnee ostruttive del sonno sono responsabili di un sonno di scarsa qualità e di una conseguente sonnolenza diurna, di russamento notturno, ed espongono chi ne soffre a un maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
Generalmente questo disordine cronico, nei casi da moderato a grave, è trattato con la CPAP (pressione delle vie aeree positiva continua) erogata attraverso una mascherina nasale o oronasale, che pressurizza le vie aeree superiori mantenendone la pervietà.
La miglior ossigenazione e la maggiore continuità del sonno permettono al paziente di migliorare la qualità del sonno e della vita, la funzione neurocognitiva e di ridurre il rischio di patologie cardiovascolari. Spesso, però, i pazienti fanno fatica a usare la mascherina, con conseguente minore aderenza alla terapia.
“La medicina del sonno è una disciplina particolare perché noi specialisti siamo chiamati a controllare qualcosa che si svolge per forza di cose a distanza, di notte – osserva Maria Rosaria Bonsignore, Professore Ordinario di Pneumologia e una delle autrici dello studio in fase di valutazione – La maggior parte dei dispositivi CPAP di nuova generazione, tramite un modulo di telemonitoraggio integrato, può trasmettere i dati del trattamento notturno a piattaforme basate su cloud accessibili ai professionisti sanitari che sono in grado di intervenire tempestivamente in caso di problemi fornendo assistenza di qualità ai pazienti a distanza”.
“Tuttavia – continua Bonsignore – considerando la diminuzione progressiva del personale medico da una parte, e l’aumento esponenziale dei pazienti con OSAS dall’altra, è necessario pensare a un sistema di sorveglianza da remoto che garantisca una gestione efficiente ma allo stesso tempo efficace dei pazienti”.
La telemedicina per le OSAS
Il modello di assistenza che prevede una centrale medica Remote Medical Care Centre (RMCC) come punto di raccordo fra il paziente e il medico, rappresenta una possibile soluzione a questo problema. Si tratta di un sistema che stabilisce un ponte fra paziente e medico curante, con personale specializzato afferente all’home care provider, ovvero l’azienda che si occupa di fornire l’apparecchiatura e di adattarla al paziente. E che permette la registrazione e documentazione di tutti gli interventi, tenendo così traccia della storia medica del paziente e degli interventi che sono stati fatti.
“È un sistema virtuoso che potrebbe essere esteso a tutto il territorio. Per questo abbiamo voluto condurre uno studio pilota mirato a valutare l’efficacia di un programma di telemedicina gestito tramite una centrale medica, nello specifico quello fornito da VIVISOL, unica piattaforma con queste caratteristiche disponibile quando lo studio è stato proposto al MUR” , precisa Bonsignore. “I risultati sono positivi e ci dicono che l’aderenza alla CPAP migliora, in particolare nei pazienti che hanno difficoltà di adattamento. Se la durata del programma è sufficientemente lunga (5-6 mesi), i benefici persistono per almeno un anno dopo la sua conclusione”.
Vivisol
Vivisol è una società del Gruppo SOL, attiva da oltre 30 anni nell’ambito dell’assistenza domiciliare ed è uno dei principali “Homecare Provider” a livello europeo.
Vivisol assiste nel mondo oltre 700.000 pazienti cronici e multicronici, spesso con fragilità e disabilità invalidanti, anziani, ma anche numerosi casi pediatrici con patologie complesse e spesso rare. I pazienti vengono assistiti per conto dei sistemi sanitari dei diversi Paesi, fuori da un contesto protetto come quello ospedaliero.
In Italia l’azienda collabora con tutti i principali Centri Clinici del Paese, tra cui quelli di alta specializzazione come la Fondazione Maugeri, le Molinette di Torino, il Sant’Orsola di Bologna, il Meyer di Firenze, il Bambin Gesù di Roma e tutti gli ambulatori di pneumologia dei principali poli ospedalieri.