Roche: polatuzumab a un anno dall’approvazione italiana nel DLBCL. Risparmio e sostenibilità per il SSN

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Uno studio curato da AdRes, Health Economics & Outcome Research di Torino e presentato al congresso ISPOR (The Professional Society for Health Economics and Outcomes Research)- tenutosi a Barcellona nel novembre 2024 – ha acceso i riflettori sul risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale generato dall’anticorpo farmaco-coniugato polatuzumab nel trattamento di prima linea del Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B, ad un anno dalla sua approvazione e rimborsabilità in Italia.

Polatuzumab – in combinazione con rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (R-CHP) – è stata la prima terapia recentemente rimborsata in Italia per il trattamento di pazienti adulti con Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B (DLBCL), non pretrattato e con un punteggio dell’Indice Prognostico Internazionale (IPI) di 3-5.

Il DLBCL rappresenta una forma aggressiva e complessa di malattia, ed è la variante più diffusa di linfoma non Hodgkin in Italia (circa il 30% delle nuove diagnosi). Ogni anno si contano oltre 500.000 nuove diagnosi a livello mondiale e circa 13.200 in Italia.

I dati di efficacia 
Il follow up a 5 anni dello studio Polarix, presentato nell’ultimo congresso mondiale di ematologia ASH, conferma il beneficio di Polatuzumab nella riduzione del rischio di progressione della malattia (Progression Free Survival – PFS) del 23% rispetto al trattamento R-CHOP,

“L’approvazione da parte di AIFA di polatuzumab in combinazione con R-CHP sta rappresentando e rappresenterà una svolta significativa per i pazienti italiani affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) – afferma Pier Luigi Zinzani, Direttore Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli”, Università di Bologna – Questa terapia, la prima approvata negli ultimi 20 anni, rappresenta ormai lo standard di cura per i pazienti di prima linea con IPI 3-5. La sua efficacia superiore ad R-CHOP in termini di sopravvivenza libera da progressione è stata confermata dalla pubblicazione del follow up a 5 anni dello studio registrativo Polarix al recente congresso mondiale di ematologia ASH. La pubblicazione fa ben sperare anche perché la sopravvivenza globale a 5 anni mostra un trend favorevole per i pazienti trattati con Pola-R-CHP”.

Inoltre, i pazienti trattati con polatuzumab in prima linea DLBCL, ad un follow up di 5 anni, ricevono molti meno (-23%) trattamenti anti-linfoma successivi (sistemici, radioterapici, autotrapianto e CAR-T) rispetto ai pazienti trattati con R-CHOP, con un impatto importante anche in termini di qualità di vita.

La sostenibilità di polatuzumab
I pazienti trattati con polatuzumab ottengono migliori risultati nella gestione della malattia e il Sistema Salute ne beneficia in termini di sostenibilità. La riduzione di terapie successive alla prima linea ha un impatto positivo in termini di contenimento dei costi associati, come viene evidenziato dallo studio condotto da AdRes, Health Economics & Outcome Research di Torino. Dall’analisi emerge come la minore probabilità – osservata nel trial registrativo – di ricorrere alle linee successive alla prima nei pazienti trattati con Pola-RCHP rispetto a quelli trattati con R-CHOP, insieme alla riduzione del numero di terapie nel paziente che progredisce (2,26 contro 3,13, rispettivamente), determina un risparmio medio stimato di 12.300 euro per paziente nel primo anno.

“Adottare un approccio basato sul valore complessivo delle tecnologie sanitarie (Value-Based Healthcare) significa investire in soluzioni innovative ed efficaci che apportano benefici concreti all’intero sistema Paese – afferma Andrea Marcellusi, Presidente dell’ISPOR Italy Chapter Roma e docente presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano – In una prospettiva di programmazione sanitaria, l’impiego di tecnologie ad alto valore, come Pola-R-CHP, consente non solo di migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti, ma anche di ridurre i trattamenti per linee successive, generando un risparmio di oltre 60 milioni di euro in tre anni per il Servizio Sanitario Nazionale”.

Questo risparmio consente di compensare e mantenere sostenibile l’investimento per mettere a disposizione dei pazienti italiani l’innovazione terapeutica rappresentata da polatuzumab, ottenendo un maggior controllo della malattia e migliorando il patient journey oltre la prima linea, nei soggetti a maggior rischio di progressione.

“La ricerca ci rende continuamente partecipi di un momento che nella cura dei tumori del sangue definirei magico, aumentando l’aspettativa e la qualità della vita, per alcune patologie in modo significativo a cui non eravamo abituati fino a poco tempo fa. Cronicizzazione e guarigione sono parole finalmente sdoganate nel lessico dell’ematologia oncologica – commenta Davide Petruzzelli, Presidente La Lampada di Aladino ETS – In questo scenario, considerando che stiamo ridisegnando l’intero nostro sistema sanitario, è necessario da un lato offrire cure sempre più di prossimità per migliorare la qualità del tempo di chi cura e di chi viene curato, dall’altro misurare con attenzione l’impatto del valore dell’innovazione, in un’ottica di sostenibilità quantomai necessaria per continuare a garantire cure a tutti, secondo l’universalismo che finora siamo riusciti a garantire”.

L’impegno di Roche in onco-ematologia
“Da oltre 20 anni Roche è in prima linea nello sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative per i pazienti affetti da malattie ematologiche maligne e non – sottolinea Anna Maria Porrini, Direttore Medico Roche Italia – Siamo stati pionieri nella ricerca di soluzioni terapeutiche per i Linfomi Non Hodgkin. Nell’ultimo anno abbiamo messo a disposizione nuove molecole, innovative”.  “È importante poter agire anche fin dalle fasi precoci della malattia – conclude Porrini – Siamo consapevoli che oggi più che in passato e ancora di più nel prossimo futuro, la sfida per la ricerca farmaceutica sia quella di riuscire a creare valore con soluzioni terapeutiche capaci di rispondere a bisogni clinici insoddisfatti e fare la differenza nelle vite dei pazienti, garantendo, al tempo stesso, che l’accesso all’innovazione possa essere equo e sostenibile per il Sistema Salute e per la collettività”.

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