Emergono nuovi dubbi sull’assegnazione della nuova sede dell’Agenzia europea del farmaco ad Amsterdam per il dopo Brexit. Dopo il ricorso ufficiale presentato la scorsa settimana dal governo italiano, nuovi scenari continuano ad alimentare le polemiche. Secondo quanto riportato nei giorni scorsi dal Corriere della Sera, il segretario generale della Commissione europea, l’olandese Alexander Italianer, su richiesta del governo olandese, avrebbe accettato di segretare parte della documentazione su Amsterdam e non avrebbe verificato i tempi promessi dall’Olanda per costruire la nuova sede (1 aprile 2019 per la prima parte dei 19 piani e settembre 2019 per gli altri) né l’adeguatezza di quella temporanea Spark building, che dal gennaio 2019 deve coprire i ritardi dell’edificio incompleto. Su quest’ultimo, solo pochi giorni fa, lo stesso Direttore esecutivo dell’Ema, Guido Rasi, aveva espresso i suoi dubbi. Il Corriere della Sera ha verificato che il sito del Vivaldi ad Amsterdam è ancora solo uno sterrato attraversato da un canale. Lo stesso governo olandese, replicando ai ricorsi italiani, ha ammesso che il completamento slitterà “entro metà novembre” 2019. In aggiunta a tutto questo, sta procurando imbarazzo a Bruxelles il contratto d’affitto irrevocabile per 25 anni (dal 2014) della sede Ema a Londra a Canary Wharf, che fa rischiare la penale stimata dall’Europarlamento circa 400 milioni (500 per fonti inglesi). I negoziatori Ue sperano di far pagare il Regno Unito nell’ambito della Brexit. Ma a Londra contestano l’obbligo di trasferire l’Ema per l’uscita dall’Ue. La vorrebbero a Canary Wharf fino al 2039. O anche altrove, ma a carico dell’Europa.
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