Teva: buco da 34,7 miliardi di dollari sempre più profondo

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Risalire dal buco da 34,7 miliardi di dollari nel quale è sprofondata Teva si sta rivelando un’operazione sempre più difficile. Nonostante nel corso dell’ultima relazione sui guadagni del terzo trimestre il CFO Mike McClellan, abbia rassicurato gli investitori dicendo che i dirigenti sarebbero “valutando tutte le opzioni” per ridurre il debito, queste possibilità si starebbero riducendo. Lunedì, infatti, l’agenzia di rating Fitch avrebbe declassato l’azienda israeliana, in crisi sotto il peso di un debito che vale 34,7 miliardi di dollari. La mossa, “più dura del previsto” secondo quanto riferito a Bloomberg dall’esperto Bastian Gries, dell’Oddo BHF Asset Management, potrebbe aumentare i costi di finanziamento dell’azienda israeliana e “costringere più persone alla vendita”, ha sottolineato Gries.Teva, comunque, è ben consapevole della situazione. E a prendere in mano la situazione sarà il nuovo CEO, Kåre Schultz, che ha preso la guida la settimana scorsa.

Le opzioni per uscire dalle “sabbie mobili”
Secondo Fitch, il nuovo dirigente ha solo due opzioni per far uscire Teva dal buco che ha lasciato l’operazione da 40,5 miliardi di dollari di acquisto dell’unità di generici di Allergan.Prima di tutto sarebbero da ridurre i costi, anche se l’azienda israeliana ha già annunciato una ristrutturazione che lascerà a casa settemila lavoratori. Mentre la seconda opzione è cedere interi asset, come ha già fatto con quello della salute femminile. Come ultima possibilità, Teva può sempre sperare che il miliardario Len Blavatnik decida di prendere una parte dell’azienda in difficoltà. Secondo i giornali israeliani, Blavatnik starebbe pensando di investire fino a tre miliardi di dollari, ma l’accordo è ancora ai colloqui iniziali.

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