Il candidato doravirina (Merck) ha raggiunto l’endopoint primario di efficacia nello studio di fase III. Il trial ha dimostrato la non inferiorità di doravirina – somministrato una volta al giorno – rispetto a darunavir potenziato con ritonavir (DRV + r), in adulti in precedenza non trattati con HIV-1. Doravirina ha anche mostrato minori probabilità di innalzare nel sangue i livelli di LDL, marker per gli effetti collaterali metabolici legati ad alcuni farmaci antiretrovirali. I risultati sono stati presentati questa settimana in occasione della conferenza su retrovirus e infezioni opportunistiche (CROI) a Seattle. Si tratta di un buon risultato per doravirina, in particolare perché l’inibitore della proteasi darunavir è diventato il farmaco di prima linea nel trattamento di HIV (1,85 miliardi di fatturati lo scorso anno), vista la sua capacità di far sviluppare in un ridotto numero di casi resistenza. Il candidato di Merck è il nuovo membro della vecchia classe degli inibitori non-nucleosidici della trascrittasi inversa (NNRTI). Secondo Roger Perlmutter, capo della divisione R&D di Merck: “doravina ha proprietà molto simili a efavirenz, ma sostanzialmente presenta un migliore profilo di sicurezza che potrebbe portarlo ad essere una delle molecole più impiegate nel trattamento dell’HIV.” I dati sperimentali suggeriscono proprio che doravirina lavora contro ceppi di HIV resistenti agli altri NNRTI, quindi potrebbe potenzialmente rinvigorire l’uso di questa classe farmacologica, se approvato. Secondo gli analisti del Credit Suisse il farmaco potrebbe geerare 250 milioni di vendite entro il 2020, se sarà approvato negli Usa e negli altri mercati mondiali nel 2018.