Una pillola unica contenente due farmaci e un regime a tre che include un inibitore delle integrasi non ancora approvato. Sono queste le principali novità che emergono dalla Conferenza sui Retrovirus e sulle infezioni opportunistiche (CROI), in corso a Seattle. Da un lato, GlaxoSmithKline e Johnson & Johnson hanno messo a punto una terapia anti HIV a base di un’unica pillola contenente Tivicay (Dolutegravir), di GSK, e Edurant (rilpivirina) di J&J. Un approccio che dovrebbe essere più tollerabile rispetto ai cocktail a tre o quattro farmaci attualmente in uso. A dimostrare l’efficacia di questa combo a due sono stati portati due studi clinici di fase III, i cui risultati sono stati presentati lunedì. Nelle due sperimentazioni, SWORD 1 e SWORD 2, dopo 48 settimane la pillola a due farmaci avrebbe reso il virus non rintracciabile nel 95% dei pazienti arruolati; questa terapia, dunque, non sarebbe inferiore, per efficacia, ai trattamenti con tre o quattro farmaci. “I risultati ottenuti da questi due studi – ha sottolineato John Pottage, responsabile medico di ViiV – potrebbero cambiare la visione di come gestire le infezioni da HIV”. E GSK è pronta a chiedere l’approvazione alle autorità regolatorie entro quest’anno. Dal canto suo, Gilead ha presentato dati positivi per il suo trial clinico di fase II che ha messo a confronto il composto sperimentale bictegravir contro Tivicay, di GSK, entrambi inibitori della integrasi. Il regime a tre farmaci sembra essere anche meno tossico a livello renale, ma la sperimentazione presentata dall’azienda biotech americana, per il numero esiguo dei pazienti, non è ancora sufficiente per mettere a confronto i due farmaci su efficacia e sicurezza.