La presenza di farmacisti esperti in infezioni nelle corsie degli ospedali potrebbe aumentare la segnalazione degli effetti avversi ai farmaci e aiutare a ridurre le scorte di medicinali inutilizzati. A dimostrarlo sono i risultati del progetto ‘Antimicrobial stewardship’ della Società italiana dei farmacisti ospedalieri (Sifo), presentati al 37/mo Congresso nazionale che si è appena chiuso a Milano.
Il progetto ha coinvolto 12 farmacisti di reparto che hanno lavorato per un anno in sei ospedali di diverse città italiane: Torino, Milano, Alto Vicentino di Thiene (Vicenza), Ferrara, Sassari e Acquaviva delle Fonti (Bari). Dopo aver svolto un corso di formazione, hanno monitorato l’andamento dei casi di infezioni verificatisi durante i ricoveri in ospedale, occupandosi in particolare di gestire l’impiego di antifungini e antimicrobici, controllare la preparazione e la scelta delle terapie, monitorare le scorte.
Complessivamente, i farmacisti coinvolti hanno esaminato 3.294 cartelle cliniche e, negli ospedali in cui hanno operato, è stato registrato un aumento del 42% nello switch dalla terapia antibiotica iniettabile a quella orale, una riduzione del 34% delle scorte di farmaci non utilizzati, l’aumento del 4% delle segnalazioni di allergie e un aumento del 275% nella rilevazione delle reazioni avverse ai farmaci.
“L’ottimizzazione dell’uso degli antibiotici – afferma Piera Polidori, vicepresidente Sifo – ha l’obiettivo di migliorare il percorso assistenziale, garantire criteri di costo-efficacia, ridurre gli effetti avversi e prevenire l’insorgenza di resistenze alle terapie antibiotiche”.