Ipsen: da studio CheckMate 9ER conferma efficacia di cabozantinib associato a nivolumab nel carcinoma a cellule renali avanzato

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Ipsen ha annunciato i risultati finali dello studio di Fase III CheckMate 9ER su cabozantinib in associazione a nivolumab rispetto a sunitinib nei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato (aRCC) non precedentemente trattato.

Cabozantinib è una small molecule che inibisce recettori multipli della tirosin-chinasi, come VEGFR, MET, RET e la famiglia dei TAM (TYRO3, MER, AXL)

Dai dati dello studio CheckMate 9ER è emersa un’efficacia superiore della combinazione cabozantinib/nivolmab rispetto a sunitinib per oltre cinque anni, con aumento della sopravvivenza dei pazienti e prolungamento del tempo alla progressione del tumore, indipendentemente dalla classificazione del rischio basata sui punteggi dell’International Metastatic Renal Cell Carcinoma Database Consortium.

Le evidenze dello studio CheckMate 9ER saranno presentate in occasione dell’American Society of Clinical Oncology Genitourinary Symposium (ASCO GU), in programma dal 13 al 15 febbraio 2025 a San Francisco.

Sopravvivenza e riduzione del rischio di morte
Con un follow-up mediano di 67,6 mesi per la sopravvivenza globale (OS), lo studio ha dimostrato che i benefici iniziali di sopravvivenza della combinazione cabozantinib e nivolumab si sono mantenuti rispetto a sunitinib, con un incremento assoluto mediano di 11 mesi.

Inoltre, la combo ha evidenziato una riduzione del 42% del rischio di progressione di malattia o di morte, con una sopravvivenza libera da progressione mediana raddoppiata rispetto a sunitinib:16.4 vs 8.3 mesi

Il profilo di sicurezza è risultato in linea con quelli già noti dei singoli farmaci, con eventi avversi correlati al trattamento che si sono verificati nel 98% dei pazienti trattati con la combo cabozantinib/nivolumab rispetto al 93% di quelli trattati con sunitinib. Non sono emerse nuove segnalazioni di sicurezza.

“Nell’ultimo anno sono state stimate oltre 13.000 nuove diagnosi di carcinoma renale in Italia, un numero ancora molto elevato e che sottolinea la necessità di trovare opzioni terapeutiche sempre più innovative, in grado di cambiare il corso di questa neoplasia”, afferma Chiara Marchesi, Medical & Regulatory Affairs Director Ipsen Italia,“I risultati dello studio CheckMate 9ER hanno contribuito in modo significativo alla trasformazione del panorama terapeutico del carcinoma a cellule renali negli ultimi anni. La combinazione di cabozantinib e nivolumab sta dimostrando significativi benefici a lungo termine per più di cinque anni, confermandosi così un trattamento standard che permette ai pazienti una maggiore sopravvivenza”.

Se diagnosticato in stadi iniziali, il tasso di sopravvivenza a cinque anni del carcinoma a cellule renali è elevato, ma nei pazienti con patologia metastatica in stadio avanzato il tasso di sopravvivenza si attesta intorno al 17%.

“Il 60% dei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato non arriva alla terapia di seconda linea: questo dato sottolinea l’importanza di assicurare le cure più efficaci il prima possibile”, osserva Camillo Porta, Oncologo medico, Università di Bari ‘A. Moro’, “Il fatto di poter contare su un’unica chance di trattamento per così tanti pazienti rende i risultati finali di CheckMate 9ER davvero rilevanti per la pratica clinica quotidiana. Infatti, questi dati finali convalidano ulteriormente la possibilità di ottenere una sopravvivenza a lungo termine con cabozantinib e nivolumab a questo stato avanzato della malattia”.

Lo studio CheckMate 9ER
CheckMate 9ER è uno studio in aperto, randomizzato, internazionale di Fase III che ha valutato i pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato o metastatico non precedentemente trattati.

In totale, 651 pazienti (23% a rischio favorevole, 58% a rischio intermedio, 20% a rischio sfavorevole; 25% PD-L1 ≥1%) sono stati randomizzati a ricevere cabozantinib più nivolumab (n= 323) rispetto a sunitinib (n= 328).

L’endpoint primario è la sopravvivenza libera da progressione (PFS). Gli endpoint secondari sono la sopravvivenza globale (OS) e il tasso di risposta obiettiva (ORR). L’analisi di efficacia primaria ha confrontato la duplice combinazione con sunitinib in tutti i pazienti randomizzati.
Lo studio è sponsorizzato da Bristol Myers Squibb e Ono Pharmaceutical e co-finanziato da Exelixis, Ipsen e Takeda.

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