A seguito al provvedimento della Regione Emilia-Romagna che assegna il termine perentorio di trenta giorni per procedere al pagamento del payback con la misura del 48%, come stabilito dalla Corte Costituzionale, Confindustria Dispositivi Medici lancia un nuovo grido di allarme.
“La richiesta di pagamento immediato del payback da parte dell’Emilia-Romagna mette in grave difficoltà le imprese dei dispositivi medici, molte delle quali a rischio chiusura – si legge in una nota dell’associazione confindustriale – Facciamo appello a Governo e Regioni affinché non seguano l’esempio con altri provvedimenti regionali simili sul payback: sarebbero migliaia i ricorsi al TAR, col rischio di provocare conseguenze devastanti per l’intero settore, ma anche per i bilanci regionali e per il tribunale amministrativo, generando un caos senza precedenti.”
“Per questo – prosegue la nota – abbiamo inviato oggi una lettera alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ai ministeri competenti, alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome e alla Presidenza del Consiglio per scongiurare che altre regioni replichino la richiesta dell’Emilia-Romagna e si attenda la prima udienza di merito del Tar del Lazio prevista per il prossimo 25 febbraio”.
“Le imprese del settore – sottolinea il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Nicola Barni – si trovano a fronteggiare non solo un ulteriore aggravio di costi legati a nuovi ricorsi amministrativi, ma soprattutto il rischio concreto di chiusura per molte piccole e medie realtà.”
“Apprendiamo con favore – prosegue Barni – l’appello della Regione Emilia-Romagna alla cancellazione immediata di questa assurda legge e proprio per questo motivo fatichiamo a comprendere come questa Regione abbia potuto attuare tale provvedimento senza attendere il Tar del Lazio, quando sul suo territorio vivono centinaia di imprese dei dispositivi medici che rappresentano un indotto fondamentale che genera benessere economico per il territorio. Siamo di fronte a un tessuto produttivo variegato e altamente specializzato, che rischia di scomparire con la permanenza strutturale del payback”.
“Continueremo – conclude Barni – a batterci in tutte le sedi opportune per tutelare il settore e garantire cure di qualità ai cittadini. È in gioco il futuro di centinaia di aziende, il lavoro di migliaia di persone e, soprattutto, la salute di tutti”.