La depressione ha ancora un lato oscuro, che mette paura. Secondo un’indagine condotta da SWG, con il supporto di Johnson & Johnson Innovative Medicine, su un campione rappresentativo della popolazione italiana che comprende sia pazienti con diagnosi dichiarata di depressione maggiore sia i caregiver, oltre la metà delle persone affette da depressione (58%) la considera una patologia con una diagnosi difficile da formulare, e per un paziente su tre rappresenta una condizione da cui non si riesce ad uscire.
Per fare ulteriore luce su questa complessa patologia e sensibilizzare l’opinione pubblica, Johnson & Johnson Innovative Medicine ha ospitato a Milano l’evento “Nel labirinto della depressione, è ora di fare chiarezza”.
L’incontro – che mercoledì 20 novembre ha riunito esperti del settore, clinici e rappresentanti delle associazioni di pazienti – ha costituito l’occasione per presentare la campagna di sensibilizzazione “Out of the Maze – Oltre il labirinto della depressione“, promossa da Johnson & Johnson, con il patrocinio di Fondazione Progetto Itaca ETS e di Cittadinanzattiva APS, che mira a diffondere un messaggio chiaro e positivo: con una diagnosi tempestiva e trattamenti adeguati, è possibile trovare una via d’uscita dalla depressione maggiore.
La campagna, che raccoglie anche testimonianze di pazienti, caregiver e specialisti, è live sui canali Instagram “Per andare oltre”, sul canale Facebook “Oltre la depressione” e sul sito ABCdepressione.it e ha tra i suoi supporter Gianluigi Buffon.
Riconoscere i sintomi e intraprendere una terapia
Uno degli aspetti su cui è ancora essenziale fare chiarezza riguarda il riconoscimento dei sintomi e l’inizio del percorso terapeutico. Il 65% dei pazienti italiani preferisce ancora aspettare per vedere se i sintomi della depressione si risolvano spontaneamente, considerandoli potenzialmente transitori, e solo il 56% si dichiara disposto a intraprendere subito una terapia.
Lo psichiatra emerge come la terza figura di riferimento, preceduto dal medico di medicina generale e dallo psicologo. Quasi la metà dei pazienti si affiderebbe ad una struttura specializzata. Per quanto riguarda la terapia farmacologica, solo 3 pazienti su 10 ritengono che non se ne possa prescindere per affrontare correttamente la malattia.
“Questi dati dimostrano come, ancora oggi, la depressione sia una patologia spesso sottovalutata, percepita come una fase passeggera che non richiede un trattamento tempestivo.” afferma Andrea Fiorillo, Professore Ordinario di Psichiatria presso l’Università della Campania “L. Vanvitelli” e Presidente della European Psychiatric Association, la Società Europea di Psichiatria, “È infatti essenziale aumentare la consapevolezza riguardo alla serietà di questa malattia e al valore di una diagnosi precoce, attraverso un sistema di assistenza capillare e integrato che informi sulla patologia e sui percorsi di cura. È fondamentale che si comprenda che la depressione non è solo un periodo difficile, ma una condizione medica seria che richiede il giusto approccio terapeutico e il corretto supporto specialistico per essere superata con efficacia.”
“La nostra responsabilità, come clinici, è chiarire che non solo una diagnosi precoce è possibile, ma che esistono soluzioni terapeutiche efficaci che possono migliorare notevolmente la qualità della vita.”, aggiunge Miriam Olivola, medico psichiatra ASST FBF SACCO, “Dobbiamo impegnarci a fondo per abbattere i pregiudizi sulla terapia farmacologica e sulla figura dello psichiatra, rendendo queste risorse accessibili e meno stigmatizzanti. Oggi, grazie a trattamenti innovativi che possono offrire un sostegno efficace è possibile fare reali progressi verso un miglioramento della qualità di vita dei pazienti e dei caregiver, permettendo a molti di intraprendere un percorso concreto di uscita dalla depressione.”
L’importanza dei caregiver
Dall’indagine SWG emerge con forza l’importanza del ruolo che i caregiver esercitano sia nella gestione della vita quotidiana, sia del percorso terapeutico.
Per le persone affette da depressione i caregiver non sono solo un supporto emotivo, ma ricoprono anche un ruolo indispensabile per individuare il percorso terapeutico più adatto. Più dell’80% dei caregiver aiuta i pazienti nel richiedere aiuto, il 70% li assiste nella ricerca di uno specialista, e il 67% si impegna attivamente nella ricerca di informazioni sulle opzioni terapeutiche disponibili.
L’assistenza a una persona affetta da depressione impatta profondamente anche sulla qualità di vita di questa figura. Secondo i dati emersi dalla ricerca, oltre il 60% dei caregiver ha sentito il bisogno di un supporto psicologico per se stesso, ma solo il 33% lo ha effettivamente ricevuto.
I caregiver manifestano anche la necessità di ricevere maggiori informazioni: il 79% desidera approfondire i percorsi terapeutici disponibili, il 77% vuole conoscere meglio le diverse forme della malattia e il 73% vuole saperne di più su sintomi e possibili ricadute. Inoltre, il 70% ritiene importante poter condividere esperienze con altri nella stessa situazione.
“I dati evidenziano che i caregiver sono essenziali non solo come supporto emotivo, ma come figure centrali nell’intero percorso di cura – commenta Felicia Giagnotti, Presidente Fondazione Progetto Itaca ETS – Tuttavia, molti di loro esprimono la necessità di ricevere maggiori informazioni e un aiuto concreto per affrontare il loro impegno quotidiano. È fondamentale che anche coloro che si prendono cura dei pazienti ricevano il giusto sostegno sia in termini di formazione che di servizi, poiché il loro ruolo è cruciale nel garantire un processo di cura efficace e completo”.
“Come associazione, siamo consapevoli di quanto sia difficile per i pazienti e i loro familiari chiedere aiuto”, aggiunge Daniela Mondatore, Direttrice della Scuola Civica di Alta Formazione, Cittadinanzattiva, “Attraverso iniziative di sensibilizzazione e supporto, lavoriamo per costruire una società più inclusiva e consapevole, dove la salute mentale non sia più un tabù. È importante garantire equità nell’accesso ai percorsi di cura, poiché la depressione è una malattia a tutti gli effetti e merita di essere trattata con la stessa attenzione e rispetto di qualsiasi altra condizione medica clinicamente rilevante. L’impegno delle istituzioni è cruciale per promuovere l’accesso universale a trattamenti adeguati, senza barriere o discriminazioni.”
La testimonianza di Gianluigi Buffon
“Mi ha fatto molto piacere aver preso parte a questo evento, che ha trattato un tema a me molto caro”, sottolinea Gianluigi Buffon, supporter della campagna, “Campagne di sensibilizzazione come ‘Out of the Maze – Oltre il labirinto della depressione’ sono essenziali per rompere il silenzio che spesso circonda la depressione. È fondamentale iniziare a parlare apertamente delle proprie difficoltà, perché solo così possiamo rompere lo stigma che accompagna questa condizione. Dalla mia esperienza, ho imparato che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, bensì il primo passo per superare la malattia. Con iniziative come questa, possiamo davvero fare la differenza e aiutare più persone a trovare la via d’uscita.”
“Siamo orgogliosi di promuovere un evento e una campagna di sensibilizzazione come ‘Out of the Maze – Oltre il labirinto della depressione’, perché riteniamo che sia fondamentale abbattere i pregiudizi che ancora circondano questa malattia”, conclude Alessandra Baldini, Medical Affairs Director di Johnson & Johnson Innovative Medicine. “In Johnson & Johnson siamo impegnati nell’area delle neuroscienze per sviluppare soluzioni innovative che possano realmente fare la differenza, contribuendo a migliorare il benessere mentale delle persone e a offrire speranza alle famiglie. Grazie alla ricerca condotta negli ultimi anni, siamo riusciti a sviluppare trattamenti innovativi per alcune delle malattie mentali più impattanti, incluso il disturbo depressivo maggiore.”