La Commissione europea ha approvato l’estensione di indicazione per ciltacabtagene autoleucel (cilta-cel) nel trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo recidivato e refrattario (RRMM),che hanno ricevuto almeno una precedente terapia, inclusi un agente immunomodulante e un inibitore del proteasoma, nei quali si è verificata progressione della malattia durante l’ultima terapia e sono refrattari a lenalidomide.
Cilta-cel è una terapia a base di CAR-T diretta contro l’antigene di maturazione delle cellule B (BCMA), una proteina altamente espressa sulle cellule del mieloma. Con questa approvazione, cilta-cel diventa la prima terapia CAR-T diretta al BCMA approvata in Europa per il trattamento di pazienti idonei già alla prima ricaduta.
“Cilta-cel è una terapia cellulare altamente innovativa e personalizzata che continua a mostrare risultati positivi in pazienti che necessitano di nuove opzioni terapeutiche”, dichiara Edmond Chan, EMEA Therapeutic Area Lead Haematology, Johnson & Johnson Innovative Medicine. “L’approvazione di oggi rappresenta un importante passo avanti per i pazienti con mieloma multiplo idonei a questo trattamento, che ora possono beneficiare di cilta-cel in una fase terapeutica più precoce, dove può essere ancora possibile trasformare i risultati e cambiare la traiettoria della malattia”.
Lo studio CARTITUDE-4
L’estensione di indicazione per questa terapia si basa sui risultati dello studio di fase III CARTITUDE-4, pubblicati dal The New England Journal of Medicine. Lo studio ha valutato l’efficacia e la sicurezza di cilta-cel in pazienti con mieloma multiplo recidivato e refrattario alla lenalidomide (n=419), che avevano ricevuto almeno una linea di terapia precedente (range, 1-3), tra cui un inibitore del proteasoma e un agente immunomodulante.
I pazienti sono stati randomizzati a ricevere una sequenza di aferesi, terapia ponte (bridge therapy), linfodeplezione e cilta-cel (n=208) o lo standard di cura (SOC), che comprendeva daratumumab, pomalidomide e desametasone (DPd) o pomalidomide, bortezomib e desametasone (PVd) (n=211).
A un follow-up mediano di 15,9 mesi, una singola infusione di cilta-cel è stata associata a un rischio significativamente inferiore di progressione della malattia o di morte rispetto al SOC (hazard ratio [HR]: 0,26; intervallo di confidenza al 95 per cento [CI], 0,2-0,4).1 La durata mediana della sopravvivenza libera da progressione (mPFS) non è stata raggiunta nel braccio cilta-cel ed è stata di 11 mesi in quello SOC. A 12 mesi, il tasso stimato di PFS è stato del 76 per cento nel braccio cilta-cel (95 percento CI, 69-81) e del 49 per cento nel braccio SOC (95 per cento CI, 42-55).
I pazienti nel braccio cilta-cel hanno raggiunto un tasso di risposta globale (ORR) dell’85 per cento e il 73 per cento ha ottenuto una risposta completa (CR) o migliore (>CR). Tra i pazienti nel braccio SOC, l’ORR è stato del 67 per cento e la risposta completa o migliore (≥CR) del 22 per cento. Il tasso complessivo di negatività della malattia minima residua (MRD) è stato più alto nel braccio cilta-cel (61per cento) rispetto al braccio SOC (16 per cento). A un follow-up mediano di 28,7 mesi, non è stato possibile stimare la sopravvivenza globale (OS) mediana in nessuno dei due bracci dello studio (cilta-cel: 95 percento CI, NE-NE; SOC: 95 per cento CI, 34-NE), ma vi è una tendenza a favore di cilta-cel (HR: 0,57; 95 per cento CI, 0,4-0,8).
I risultati relativi agli eventi avversi (AE) sono stati pubblicati dal The New England Journal of Medicine (n=208 in ciascun braccio). In particolare, gli AE di grado 3 o 4 più comuni in entrambi i gruppi sono stati di tipo ematologici tra cui neutropenia (cilta-cel: 90 per cento; SOC: 82 per cento), trombocitopenia (cilta-cel: 41 per cento; SOC: 19 per cento) e anemia (cilta-cel: 36 per cento; SOC: 14 per cento).
Gli effetti collaterali gravi sono stati segnalati in 92 pazienti (44 per cento) nel braccio cilta-cel e in 81 pazienti (39 per cento) nel braccio SOC.6 Le infezioni si sono verificate nel 62 per cento e nel 71 percento dei pazienti nei bracci cilta-cel e SOC, rispettivamente.
Complessivamente, 39 pazienti nel braccio cilta-cel e 46 pazienti nel braccio SOC sono deceduti; dieci pazienti trattati con cilta-cel e cinque trattati con il SOC sono deceduti a causa di AE associati al trattamento.6 La sindrome da rilascio di citochine (CRS) si è verificata nel 76 per cento (un per cento di grado 3 o 4) dei 176 pazienti che hanno ricevuto cilta-cel.
“In J&J siamo spinti dall’ambizione di far progredire la ricerca scientifica, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze dei pazienti in ogni fase di questa malattia complessa”, conclude Jordan Schecter, Vice President, Disease Area Leader, Multiple Myeloma, Johnson & Johnson Innovative Medicine. “Cilta-cel è solo uno dei tasselli attraverso i quali stiamo cercando di ridefinire il panorama di trattamento del mieloma multiplo con lo scopo di ottenere remissioni durature per i pazienti. La nostra mission è rendere il cancro una condizione gestibile, persino curabile e l’approvazione di oggi rappresenta un importante passo avanti nel raggiungimento di questo obiettivo”.