La partnership tra Novo Nordisk e una biotech che sviluppa colle molecolari per il trattamento di malattie rare, annunciata a febbraio, è l’ultimo di una serie di accordi nell’ambito della messa a punto di farmaci con questa tecnologia.
Dalla loro scoperta, avvenuta all’inizio degli anni ’90, le colle molecolari sono diventate una promettente area di sviluppo terapeutico nel settore dell’oncologia e delle malattie rare, e il loro raggio di azione è potenzialmente illimitato, secondo alcuni ricercatori. Queste piccole molecole riescono a legare gli enzimi di degradazione alle proteine, altrimenti non “bersagliabili”, alterandone la forma e consentendo la loro degradazione mirata (TPD).
Attualmente, le colle molecolari più diffuse sul mercato sono i farmaci immunomodulatori a base di immide (IMiD), una classe composta dalla talidomide e dai suoi analoghi meno dannosi, tra i quali, la lenalidomide, che – secondo le stime di GlobalData – ha fatto registrare vendite per oltre 6 miliardi di dollari nel 2023.
Questi farmaci sono attualmente utilizzati solo per il trattamento di un piccolo numero di tumori del sangue e di patologie autoimmuni.
Il mercato della degradazione mirata delle proteine (TPD) ha fatto registrare nel 2022 un aumento del 2.000% del valore delle operazioni di venture financing, anche se non tutto è andato ai progetti legati alle colle molecolari.
Un’altra categoria importante di TPD è costituita dalle chimere mirate alla proteolisi, o PROTAC. Queste ottengono un effetto simile a quello delle colle molecolari, ma agiscono come un “agente di collegamento “piuttosto che come legante con le proteine. In questo modo si crea comunque la condizione necessaria all’enzima E3 per interagire con la proteina bersaglio, ma è necessario che ogni PROTAC sia progettato per una specifica proteina.
I PROTAC sono relativamente meno complessi da produrre, ma sono anche più limitati nella loro azione rispetto alle colle molecolari.
Secondo uno studio pubblicato recentemente da Biochemistry, le colle molecolari sarebbero in grado di promuovere interazioni tra circa 600 ligasi E3 umane e più di 20.000 potenziali proteine bersaglio. Rappresentano quindi un’ingente risorsa per l’esplorazione di nuovi bersagli terapeutici e di potenziali farmaci a base di small molecules. Di qui il massiccio interesse degli investitori.
Un altro potenziale fattore di accelerazione per i nuovi collanti molecolari è rappresentata dall’Intelligenza Artificiale. La ricerca automatizzata potrebbe consentire uno sviluppo più rapido dei farmaci, vista la capacità di valutare milioni di potenziali formulazioni molto più velocemente rispetto ai tradizionali studi clinici.
E in questo ambito, oltre a Novo Nordisk, si è mossa rapidamente Bristol Myers Squibb , che ha stretto un accordo con la startup tecnologica VantAI.