Un percorso concreto di evoluzione del Sistema Salute in Italia, che con una serie di riforme sia in grado di eliminare le diseguaglianze esistenti a livello di accesso alle terapie, soprattutto innovative, ma anche di rendere attrattivo il nostro Paese agli occhi di chi, qui, deve investire. È quello che le industrie del farmaco stanno collaborando a creare insieme al nuovo Governo, sotto la parola d’ordine ‘Choose Italy’, che dal punto di vista industriale significa puntare sul primo Paese produttore di farmaci in Europa, per renderlo capofila sia nel campo della ricerca, che dell’assistenza ai pazienti, e di conseguenza anche attrattivo per gli investimenti esteri. Un progetto di cui parla Valentino Confalone, Country President e Ad di Novartis Italia, in occasione del suo intervento al ‘Forum in Masseria’, organizzato da Bruno Vespa a Manduria, che vedrà tradizionalmente riuniti istituzioni, esperti e mondo delle imprese per riflettere “sui temi strategici dell’Italia che verrà”.
“Quelli che riguardano il mondo del pharma sono temi ormai noti agli operatori del settore, di cui si parla da tempo – sottolinea – la differenza è che ora vengono affrontati in maniera diversa e finalmente propositiva. Il nostro Paese sconta ancora oggi diseguaglianze nell’accesso alle terapie sia verticali, con i ritardi che ci sono fra l’approvazione di una terapia in Europa e il suo arrivo in Italia, che orizzontali: con il sistema ‘para-federale’ italiano nelle 21 Regioni può passare fino a un ulteriore anno di attesa prima che una nuova molecola o una terapia genica possa arrivare fino al letto del paziente. A livello nazionale i tempi di autorizzazione richiedono circa 13-14 mesi, a cui si sommano i tempi a livello regionale. Questo si scontra con il fatto che sta arrivando un’ondata di farmaci innovativi, anche in malattie dove non esistono alternative valide di cura. Ma si è aperto un dialogo con le istituzioni, anche nell’ambito della riforma dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) attualmente in corso, per identificare percorsi precoci o accelerati per andare a colmare in maniera più efficiente esigenze mediche urgenti. Si è già sperimentato questo percorso in casi recenti di pazienti che avevano bisogno di terapie geniche, spero che tutto questo si possa mettere a sistema al di fuori di un’emergenza singola, istituzionalizzando un iter nel rispetto della sostenibilità del sistema”.
Sempre parlando di tecnologie farmaceutiche innovative, “penso che anche il PNRR possa avere un ruolo per modificare in meglio i percorsi di cura, dando un ruolo rilevante all’assistenza territoriale e consentendo in questo modo agli ospedali di fare quello che sanno fare meglio: fornire cure complesse. Se implementato come proposto e immaginato, potrà consentire di spostare il peso delle cure non urgenti sul territorio, dando la possibilità agli ospedali di utilizzare parte delle loro risorse per ammodernarsi e dare spazio all’innovazione. Questo però lo si dovrà fare su tutto il territorio nazionale, cambiando una situazione che vede attualmente una disuguaglianza tra le varie regioni”.
Sul sistema dei tetti per la spesa farmaceutica, “occorre proseguire nel miglioramento di questa impostazione, che doveva essere provvisoria, quando è stata creata nel 2012. Sia con un aumento delle risorse disponibili in generale, sia con l’adattamento a un panorama in cui l’innovazione sarà all’ordine del giorno e proseguendo in questo modo il sistema salterà. Bisogna aumentare e ribilanciare i tetti nel breve termine, ma immaginare un meccanismo nuovo nel medio-lungo termine. E su questo c’è un confronto in corso con i ministeri”.
La aziende si dicono a un bivio, dove la decisione da prendere è se puntare o meno sull’Italia per investire in innovazione medica. “La riforma del sistema sanitario che si sta immaginando – aggiunge Confalone – è una grande opportunità, perché un Ssn più efficiente è il primo requisito per consentire alle aziende di settore di lavorare in un contesto dinamico ed efficiente. E ci sono altri ambiti di intervento per aumentare la competitività dell’Italia: ad esempio la riforma del meccanismo con cui gestire i trial clinici, che faciliterà i tempi di avvio delle sperimentazioni grazie all’intervento del ministro Schillaci che a gennaio ha emesso i decreti attuativi per l’applicazione della normativa europea, che omogenizza tutta la parte operativa degli studi. Questo dovrebbe consentire, se ben implementato, di attrarre i trial nel nostro Paese, che è già centrale in questo settore, per Novartis per esempio rappresenta un hub essenziale. Efficientando il sistema si potrà aumentare il numero di pazienti arruolati e ricordiamo che per ogni euro investito in ricerca se ne generano 3 di guadagno per il sistema. Ma anche questo non basta: occorre facilitare il trasferimento tecnologico, un concetto che incontra ancora resistenze ideologiche, che tuttavia si stanno riducendo. Per aziende grandi, come Novartis, tutto questo è importante per continuare a investire: abbiamo recentemente annunciato un investimento di 32 milioni di euro nello stabilimento di Torre Annunziata, e circa 50 per lo stabilimento di Colleretto Giacosa in Piemonte e se le procedure si snelliscono ci consentiranno di rimanere competitivi. Ricordo che in ricerca e sviluppo fino a 15 anni fa l’Europa attraeva il 41% degli investimenti mondiali, oggi siamo al 31% mentre sono cresciuti Usa e Cina perché più attrattivi quanto a procedure ed efficienza. Questo gap va colmato”.
Uno degli strumenti che si stanno costruendo è “quello che abbiamo chiamato ‘Choose Italy’: insieme a Farmindustria e ai ministeri chiave (Salute, Economia, Industria e Regioni) abbiamo avviato un percorso di dialogo con gli AD delle pharma sia italiane che estere, per capire quali siano le strade da percorrere, tenendo come benchmark Francia e Spagna dove progetti simili sono già in corso. Organizziamo momenti di interazione con i Ceo globali, c’è stato un primo incontro di kick off al ministero delle Imprese e Made in Italy, nel quadro del Tavolo sulla farmaceutica, per gettare le basi di questa piattaforma che porteremo all’attenzione di palazzo Chigi. Stiamo lavorando e c’è grande interesse nei confronti di questa idea”.
Il tutto pensando all’orizzonte che ci aspetta quanto a nuove terapie in arrivo. “Sono di ritorno dall’Asco, il più importante congresso al mondo sull’oncologia. Per quanto ci riguarda come Novartis abbiamo presentato dati importanti nel tumore alla mammella in stadio precoce. Siamo impegnati nel portare terapie innovative nel tumore della prostata, in ematologia, così come abbiamo fatto recentemente nelle aree del cardiovascolare e delle neuroscienze E oltre al lavoro in ricerca, stiamo collaborando con diverse Regioni per modelli che ottimizzino i percorsi di gestione della patologia”.
Infine, Confalone pensa ai giovani medici: “E’ in corso un profondo rinnovamento della classe medica e infermieristica. Nei prossimi 5 anni andranno in pensione molti medici che hanno retto finora il sistema e parallelamente l’aumento dei posti nelle facoltà universitarie faranno sì che a breve si formerà una nuova generazione di camici bianchi con idee completamente diverse quanto a formazione, pratica medica, dialogo con l’industria e modi di comunicare e informarsi. E’ un cambiamento generale che stiamo studiando, allargando l’osservazione a tutto il mondo della sanità: se prima l’industria aveva come referente il clinico, oggi il mondo degli stakeholder è variegato e la comunicazione deve essere sempre più multicanale”.