Il presente delle terapie e il futuro delle nuove soluzioni di assistenza e di cura di Takeda in area GI e immunologia: sono questi i temi centrali di ImaGIne the Future, making the difference in gastrointestinal diseases, a Milano fino al 22 marzo presso il Superstudio Più di via Tortona.
L’evento vede riuniti clinici, associazioni pazienti e società scientifiche con l’obiettivo di condividere i risultati ottenuti dall’Azienda in trent’anni di ricerca nell’area gastrointestinale. Sono stati affrontati argomenti sui più recenti cambiamenti e le nuove soluzioni terapeutiche che interesseranno l’area GI e Immunologia nel prossimo futuro. Il contributo dei maggiori esperti e dei rappresentati delle Associazioni Pazienti ha permesso d’indagare la condizione e le sfide di trattamento delle persone affette da malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), sindrome dell’intestino corto (SBS), reflusso gastro-esofageo e stipsi cronica.
In questo ambito l’offerta di Takeda è focalizzata su prodotti specialistici per un’ampia gamma di patologie gastroenterologiche e sulla ricerca di soluzioni che possano migliorare sempre più la qualità di vita dei pazienti.
Lo sforzo, l’impegno e la capacità di riprogettare la propria Ricerca & Sviluppo sulla base delle priorità di salute dei pazienti ha portato l’azienda a prevedere il lancio di 17 nuove terapie entro il 2025 e di 8 nuove terapie in ambito GI nei prossimi 7-10 anni, di cui 2 in IBD, 3 nell’area della celiachia, 2 nella motilità intestinale ed una per il fegato.
A febbraio è stato inoltre annunciato il completamento dell’accordo con Nimbus Lakshmi per la commercializzazione della molecola TAK-279, che ha il potenziale di dimostrare efficacia, sicurezza e maneggevolezza nel trattamento sia della psoriasi sia di varie altre patologie immunomediate – malattia infiammatoria intestinale, artrite psoriasica e lupus sistemico eritematoso.
“Continuiamo ad investire nell’area della gastroenterologia con convinzione, e a fare squadra con le istituzioni, il mondo scientifico e le associazioni dei pazienti, affinché le terapie farmacologiche possano essere sempre più efficaci ed efficienti, specialmente quando combinate ad altri asset fondamentali: digitalizzazione – formazione- informazione. Digitalizzazione, quale strumento importante per rafforzare la sanità territoriale, accompagnata da investimenti nelle infrastrutture sanitarie locali per garantire un’assistenza tempestiva ed efficace ai cittadini – commenta Annarita Egidi, General Manager di Takeda Italia – Formazione dello staff sanitario e soprattutto degli infermieri, figure essenziali nella gestione delle MICI, come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. La loro esperienza e supporto sono fondamentali per garantire la cura e il benessere dei pazienti. Grazie al loro ruolo di coordinamento tra i pazienti e i medici, gli infermieri possono offrire ai pazienti un sostegno completo e personalizzato, aiutandoli ad affrontare i sintomi, le terapie e le complicanze della malattia. Infine, informazione: pazienti e caregiver devono essere informati sui sintomi, sulle cause, sulle terapie disponibili e sulla gestione quotidiana, per comprendere la loro patologia e a prendere decisioni informate sul trattamento”.
Takeda ha da sempre apportato innovazione nell’area della gastroenterologia, fin dal 1991 quando introducendo in 90 paesi il primo inibitore di pompa protonica, inaugurò una nuova generazione di farmaci per il trattamento di ulcera peptica e reflusso gastroesofageo. L’impegno dell’Azienda in quest’area ha poi permesso di raggiungere nuovi importanti traguardi e di mettere a disposizione farmaci biotecnologici innovativi per le MICI. Proprio nel 2023 ricorre il decennale del termine degli Studi registrativi che hanno decretato lo sviluppo clinico di vedolizumab (Studi GEMINI), il primo farmaco biotecnologico “gut-selective” per le malattie infiammatorie croniche intestinali.
La pharma giapponese negli ultimi anni ha inoltre fornito nuove soluzioni terapeutiche per i pazienti anche nell’area delle malattie rare. Ne è un esempio l’impegno per la sindrome dell’intestino corto, una condizione dovuta a un difetto congenito o alla rimozione chirurgica di parte dell’intestino, che colpisce oggi circa ottocento pazienti in Italia di cui circa il 20% pediatrici. Inoltre, consapevole della necessità di un impegno a 360 gradi, Takeda sostiene il percorso legislativo per ottenere il riconoscimento della sindrome dell’intestino corto come quarta malattia rara, l’aggiornamento dei LEA e la garanzia di un percorso di cura uniforme su tutto il territorio nazionale. E rimane sempre alta l’attenzione a rispondere a bisogni ancora non soddisfatti, come il trattamento delle fistole perianali complesse nei pazienti con malattia di Crohn, su cui Takeda continua ad impegnarsi per consentire l’accesso anche ai pazienti in Italia.