Non il primo ma il migliore. È la speranza che AstraZeneca nutre per il suo farmaco per l’asma grave, in attesa di vedere i risultati degli studi che saranno presentati la prossima settimana in occasione del Congresso Internazionale della Società Europea della Respirazione.
Il prodotto di AstraZeneca – benralizumab – quando integrato ai trattamenti standard, ha dimostrato un’efficacia del 51% nel ridurre l’esacerbazione della malattia, oltre alla capacità di migliorare la funzionalità polmonare nei pazienti affetti dalla forma grave di asma con livelli elevati di eosinofili. Secondo quanto dichiarato dalla stessa azienda, il farmaco sembra avere anche effetti positivi sulla riduzione del regime di somministrazione, giacché manterrebbe la stessa efficacia con una somministrazione ogni 8 settimane, rispetto allo standard che ne prevede 4. Un dato che, se confermato, farebbe distaccare il prodotto AZ dai suoi diretti competitor GSK (Nucala) e Teva (Cinqair), che invece si basano su un regime terapeutico di 4 settimane. Quindi se da un lato il prodotto di AstraZeneca è stato l’ultimo ad arrivare sul mercato, potrebbe, grazie a questi dati, guadagnarsi il riconoscimento di best in class.
L’opinione degli analisti
Meno entusiasta è il commento di alcuni analisti e in particolare di Ronny Gal del gruppo Bernstein, che in una nota spiega come i risultati portati avanti da AstraZeneca siano simili a quelli già noti, relativi al farmaco di GSK. Entrambi i prodotti, inoltre, si somministrano per via sottocutanea, mentre il competitor di Teva utilizza l’accesso endovenoso. La vera partita per la big pharma si giocherà sul fronte dell’accesso e penetrazione del mercato e soprattutto sull’aspetto della rimborsabilità. Una scalata, quella che dovrà affrontare AZ, che al momento fa sentire al sicuro GSK. Lo stesso Andrew Witty, numero uno di GSK, ha infatti dichiarato di non essere spaventato, dicendosi certo che il duro lavoro fatto al momento del lancio del suo Nucala porterà i risultati attesi.