Nonostante sia il sesto paese più grande al mondo, il Brasile è ancora poco considerato dall’industria farmaceutica.
Il Paese sudamericano ha un sistema sanitario unificato che è il più grande sistema sanitario pubblico al mondo gestito dal governo. Il Sistema Unico Sanitario (SUS) del paese sudamericano fornisce un accesso completo, gratuito ed universale all’assistenza sanitaria all’intera popolazione del paese, che spende circa il 10% del prodotto interno lordo, ma solo un numero limitato di aziende farmaceutiche gestisce i siti di produzione presenti sul territorio.
Il Brasile, inoltre, ha una popolazione che invecchia e che aumenterà la domanda di trattamenti nel settore oncologico e cardiovascolare.
Circa il 66% delle aziende con siti di produzione sono nazionali. Sono relativamente poche le grandi aziende farmaceutiche internazionali, con nomi noti come la giapponese Ajinomoto e la danese Novo Nordisk, ad avere delle sedi produttive nel Paese. Solo 13 siti di produzione su 43, infine, hanno l’autorizzazione alla produzione anche da parte di FDA ed EMA.
Nel biennio della pandemia da COVID-19, tuttavia, il volume della capacità produttiva è salito notevolmente. I siti farmaceutici brasiliani sono stati coinvolti nella produzione dei vaccini e terapie contro il COVID-19.
MSD ha stipulato un accordo con la Fondazione Oswaldo Cruz di Rio de Janeiro per la produzione dell’antivirale molnupiravir.
BioNTech ha esternalizzato la produzione del vaccino contro il COVID-19, che commercializza con Pfizer, a Eurofarma Laboratories, di San Paolo. A piena capacità operativa, questo sito è in grado di fornire una produzione annuale di 100 milioni di dosi finite da distribuire in tutta l’America Latina.
Anche la Russia aveva stretto un accordo di produzione del suo vaccino contro il COVID-19, Sputnik V, produzione che è stata avviata a gennaio 2021, anche se poi l’agenzia regolatoria brasiliana ha rifiutato l’importazione del prodotto a causa dei noti problemi di sviluppo e sicurezza.
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