Con il 19,4% dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) e metastatico e trattati con la combo Keytruda e chemioterapia che è ancora vivo a cinque anni, rispetto all’11,3% di quelli trattati con la sola chemioterapia, MSD segna un nuovo successo per la sua immunoterapia a base di un anti-PD-1.
A mostrarlo sono gli ultimi risultati raccolti nell’ambito del trial Keynote-189, presentati all’incontro annuale dell’European Society of Medical Oncology.
Nel 2018, lo studio Keynote-189 evidenziò che l’aggiunta di Keytruda alla chemio è in grado ridurre del 51% il rischio di morte. E grazie anche a questi dati, Keytruda si è affermato come standard di cura nel NSCLC di nuova diagnosi.
Ora, dopo una mediana di 64,4 mesi di follow-up, la riduzione del rischio si è attestata al 40%, con i pazienti che hanno vissuto una mediana di 22 mesi, più del doppio dei 10,6 mesi del gruppo che riceveva la sola chemioterapia.
Sempre all’ESMO, MSD ha fornito un aggiornamento dello studio Keynote-407, a supporto dell’uso di Keytruda con chemio nel NSCLC a cellule squamose di nuova diagnosi.
L’anti-PD-1 ha quasi raddoppiato il tasso di sopravvivenza a cinque anni, con circa il 18,4% dei pazienti trattati con la combo chemioterapia/Keytruda che è ancora vivo dopo questo periodo di osservazione, rispetto al 9,7% del gruppo trattato solo con chemioterapia.
I pazienti trattati con la combo hanno vissuto una mediana di 17,2 mesi contro 11,6 mesi rispetto a quelli solo con chemio.